Apple e l’Irlanda hanno raggiunto un accordo di principio per il pagamento delle tasse non versate a Dublino: 13 miliardi di euro. Il gigante della Silicon Valley – 52,6 miliardi di dollari di ricavi nel quarto trimestre 2017, 215,7 miliardi di dollari di riserve, 200 delle quali detenute all’estero – verserà i fondi su un conto di garanzia. I 13 miliardi non andranno però subito a Dublino, ma saranno «liberati» solo nel caso in cui la Corte Europea dichiarerà valida la decisione della Commissione Europea dell’agosto 2016 che ha inflitto alla Apple una delle multe più alte della storia del fisco per le tasse non pagate nel periodo tra 2003-2014.

Grazie a un accordo con il governo di Dublino Apple ha visto diminuire le tasse sui profitti dall’1% del 2003 allo 0,005% del 2014. Questo sistema ha permesso all’azienda di base a Cupertino di pagare meno di 50 euro per ogni milione di profitti. Apple ha evitato di pagare le tasse sui profitti anche in Africa, Medio Oriente e India perché ha registrato le vendite dei suoi «device» in Irlanda e non nei paesi dove i prodotti sono venduti. Secondo i movimenti irlandesi i 13 miliardi di euro equivalgono al valore dell’intero sistema sanitario nazionale. I governi di Dublino hanno rinunciato a questa montagna di denaro per ricevere in cambio 6 mila posti di lavoro.

Nel 2016, presentando il ricorso alla Corte Europea, il Ceo di Apple Tim Cook mise le mani avanti: se l’azienda di Cupertino sarà costretta a pagare la mega-multa ha detto che in Irlanda e in Europa ci saranno conseguenze sull’occupazione e sugli investimenti. Più che una condizione, questo sembra un ricatto a difesa del «paradiso fiscale» che la Silicon Valley ha creato in Europa.

A sua volta, Dublino è stata messa in un angolo dalla commissaria europea alla concorrenza Margrethe Vestager, ha dovuto fare valere una legislazione fiscale più equa, ma ora corre il rischio di creare un’emergenza occupazionale in un paese che ha già assaggiato la «cura» anti-austerity e ha superato la crisi a colpi di precarietà. Cook ha riassunto in questo modo la situazione: «Ci troviamo in una posizione insolita di essere condannati a pagare retroattivamente le tasse aggiuntive ad un governo che dice che non li dobbiamo più di quanto abbiamo già pagato».

Il paradosso è spiegato dal rapporto di Oxfam Italia «Tax Games» pubblicato ieri: la corsa al ribasso sulla fiscalità di impresa è sostenuta da 17 paesi Ue. Non solo l’Irlanda, ma anche l’Italia. Questo sistema alimenta anche la strategia fiscale aggressiva della Silicon Valley e uccide il Welfare.