Non ci sono file per entrare all’Expo, all’ingresso dei padiglioni le hostess invitano ad entrare stile acchiappa turisti davanti alle trattorie del centro, una quarantina di dipendenti del padiglione Italia sono stati già mandati a casa dopo il primo mese eppure il bilancio, giura il commissario Sala, è ottimo: «2,7 milioni di turisti e con l’estate cresceranno». Oggi è semi vuota anche la piscina del padiglione ceco, rivelatasi più utile di molte architetture ardite, se chiedi come mai questa fiacca ti spiegano «è il caldo». Oggi però c’è Mattarella che apre il ciclo delle autorità in visita, arriveranno anche Putin e Obama – Michelle di passaggio diretta a Venezia.
Il presidente della Repubblica fa una breve visita tra i padiglioni e la cascina Triulza, firma la «carta di Milano», sale con la figlia Laura su un’automobile elettrica e Sala si mette al volante, si ferma davanti alle scenografie di Dante Ferretti perché il maestro è lì, gli stringe la mano davanti ai fotografi per chiudere la polemica. Ferretti, lo scenografo pluri premio Oscar, due mesi fa aveva deciso di rinunciare alle sue installazioni per i ritardi di Expo, poi Napolitano lo aveva convinto a risparmiare questa figuraccia alla Fiera. Ora le sculture sono pronte e danno il loro contributo all’estetica da parco di divertimenti: alberi finti, frutta di plastica. Il nuovo presidente della Repubblica lo ringrazia. «Meno male che è venuto oggi, per il 2 giugno non ce l’avremmo fatta, abbiamo finito due ore fa», dice il maestro ai giornalisti non appena Mattarella prosegue.
Il sindaco Pisapia lo aspetta ai piedi del palco dov’è previsto un discorso per chiudere la cerimonia. A fare gli onori di casa ci sono Diana Bracco, la presidente di Expo 2015 Spa alla quale è stato recentemente sequestrato un milione di euro ed è indagata per evasione fiscale e appropriazione indebita, e Roberto Maroni, il presidente della Regione Lombardia che invece ha qualche guaio per una sospetta segnalazione proprio all’organizzazione di Expo di due sue ex collaboratrici, «induzione indebita». In prima fila c’è Edmondo Bruti Liberati, capo della procura di Milano che ha mandato la Guardia di finanza da Bracco e l’avviso di garanzia a Maroni. Ma quando Mattarella parla di corruzione tutti hanno in testa i pasticci romani di mafia capitale e applaudono senza impegno. «Dobbiamo recuperare appieno il senso del bene comune che si fonda sulla legalità, la trasparenza e il contrasto alla corruzione che dev’essere severo», dice il presidente.
Poi Mattarella parla dei temi di Expo, «a questo punto della storia il futuro dell’ambiente non è scontato» e fa un discorso non banale sulle «sovrastrutture impersonali» che «sfruttando le risorse naturali allargano le disuguaglianze, creano fratture tra i popoli, allontanano la pace». Aggiunge un richiamo ai cittadini perché siano consumatori attenti e critici «premiando quei beni e prodotti che sono rispettosi dell’ambiente dei lavoratori», condizione che proprio all’Expo non si verifica visto la scandalosa espulsione di 600 lavoratori segnalati dalla questura per motivi misteriosi all’organizzazione. Ma prima di andare via, il presidente della Repubblica ha una citazione da fare. Celebrando lo «spirito bipartisan» che sarebbe all’origine del «successo» di Expo 2015, Mattarella unisce nell’omaggio la ex sindaca di Milano Letizia Moratti, già ricordata da Renzi nel giorno dell’inaugurazione, e l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, che invece Renzi aveva deciso di dimenticare.