Da giorni stiamo ricevendo appelli e grida di dolore da varie parti della Libia da profughi che si trovano intrappolati in zone di conflitto, dove milizie costringono ad imbracciare le armi uomini e ragazzini, tra i profughi chi si rifiuta viene malmenato, ci sono state anche uccisioni, come è successo nel lager a Tajoura. Situazioni devastanti a Tripoli, centinaia di profughi totalmente abbandonati a se stessi, cacciati dalle case in piena pandemia perché non hanno soldi per pagare l’affitto, ci dicono che non mangiano da giorni, rischiano di morire di fame prima ancora di ammalarsi di COVID-19, visto che è diventato impossibile reperire il cibo. Si può dire che c’è una specie di caccia al profugo da gruppi criminali che vanno alla razzia.

Nei lager di Zawiya, Kumuz, Mekazin ci sono circa 5 mila profughi eritrei, etiopi e sudanesi che da mesi ci chiedono aiuto per essere evacuati fuori dal territorio libico al sicuro. Ieri abbiamo ricevuto una richiesta di aiuto da un ragazzino sudanese impaurito e affamato solo al mondo che ci ha detto che non mangia da giorni a Tripoli, ha paura di lasciare il suo rifugio fatto di cartoni per la strada perché non sai chi incontri. Molti profughi sono stati derubati, ci sono continue razzie, hanno preso di mira le case abitate da migranti e profughi, c’è un razzismo molto diffuso verso i neri. I razzi che arrivano, gli spari che si sentono ovunque,  i profughi ci dicono di vivere nel terrore giorno per giorno. Un’altra testimonianza viene da una famiglia con 5 figli ( il più grande ha solo 9 anni, il più piccolo 1 anno), dal 2017 attendono di trovare un paese che gli offra asilo, ora sono angosciati su come sopravvivere alla pandemia, al conflitto, alle razzie, alla fame: gridano aiuto.

Di fronte a tutto quello che sta accadendo in Libia, nessuno può voltarsi dall’altra parte, nessuno può dire che non sapevamo. Ogni migrante o profugo morto in Libia oggi lo avremo sulle nostre coscienze. Italia, Francia, Germania facciano lo sforzo per ottenere un corridoio umanitario per l’evacuazione di queste persone che sono in trappola.

Non possiamo tacere, diamo voce a questi fratelli e sorelle che sono oggi più che mai senza voce, sono scomparsi dal radar dei grandi mass media, scomparsi dai discorsi politici, soccombono in silenzio nel deserto come nel mare, molti anche nei lager spesso sovvenzionati con fondi europei, per le strade delle città libiche quanti corpi esanimi anonimi.

Il nostro appello ai governi europei e alle autorità libiche è di trovare una soluzione urgente per evacuare tutte queste persone verso i paesi limitrofi, creando un campo temporaneo, per poi organizzare un programma di reinsediamento per coloro che sono bisognosi di protezione internazionale, e trasferirli legalmente verso paesi che sono in grado di accoglierli, proteggerli e integrarli nel proprio tessuto sociale, culturale ed economico.