Quindici misure cautelari tra dipendenti Asl e degli ospedali, commissari di gara, agenti e rappresentati di aziende mediche. È bufera sulla sanità del Piemonte per l’inchiesta su un giro di «appalti facili» da 3,5 milioni di euro scoperto dalla guardia di finanza: cinque persone sono finite ai domiciliari. Pesanti le accuse a vario titolo: corruzione, turbativa d’asta e frode nelle pubbliche forniture. Nel mirino degli inquirenti sono finite tre gare bandite da Asl To4, Azienda ospedaliera Maggiore di Novara, Asl di Asti e di Alessandria e dall’Azienda ospedaliera di Alessandria. L’indagine è partita dalla scoperta di un ammanco di 300 mila euro per l’acquisto da parte dell’Azienda ospedaliera Città della salute di Torino del farmaco Bon Alive, un costoso medicinale per la cura delle ossa. Il buco di cassa sarebbe causato dalla frode di un’incaricata di un’impresa torinese che avrebbe utilizzato documenti falsi provenienti da un dipendente dell’ospedale in cambio di tangenti.