Nella giornata di ieri si sono registrate 92 vittime e 300 nuovi casi positivi al Covid-19 in tutta Italia. In Lombardia, dove i decessi conteggiati ieri sono stati 34, non è arrivata nessuna correzione ufficiale dopo il sorprendente (e un po’ sospetto) «zero vittime» di domenica. Insospettisce soprattutto il basso numero di tamponi eseguiti in Lombardia. Ieri se ne sono effettuati 5641 per trovare 148 nuovi casi. In Veneto se ne sono eseguiti 7470, solo 11 dei quali erano positivi. Con il 2,6%, la Lombardia ha di gran lunga il più basso rapporto tra nuovi positivi e test eseguiti: la media nazionale è 0,8%. Significa che in Lombardia procedono a rilento le operazioni di contact tracing, cioè la ricerca (e i test) delle persone a rischio di contagio.

SI SPERA, ma nessuno ci crede troppo, che la app «Immuni» le possa accelerare. Nelle intenzioni del governo, la app registrerà i contatti tra le persone e allerterà automaticamente chi è stato vicino ad una persona positiva. Di «Immuni» si parla ormai da due mesi, durante i quali sono emerse diffuse perplessità sul progetto. La possibilità di registrare le persone con cui entriamo in contatto ha generato inquietudini sui rischi per la privacy. Molti esperti, inoltre, ne hanno contestato l’utilità stessa, visto che la app sarà efficace solo se verrà installata (su base volontaria) da almeno il 60% della popolazione. Finora, in tutti i Paesi in cui il contact tracing si è fatto per via digitale, il ruolo della app si è rivelato secondario.

Il codice sorgente di Immuni è stato pubblicato lunedì mattina sul sito github, il principale archivio per l’informatica dove la comunità dei programmatori discute e si confronta. Con un paragone automobilistico, il codice sorgente di una app rappresenta quanto succede sotto il cofano di un’automobile mentre il guidatore si limita a girare il volante e premere sull’acceleratore. Dunque, solo potendo leggerlo ci si rende conto dell’uso dei dati personali realmente fatto dalla app. I programmi informatici che lo pubblicano sono detti appunto open source.

DAL PUNTO DI VISTA della privacy, il pericolo sembra scampato. Così come raccomandato dall’Ue, Immuni non usa le tracce Gps per registrare la posizione delle persone, ma solo l’incontro tra i segnali bluetooth di utenti vicini per scoprire gli incontri ravvicinati. La app permette agli smartphone di scambiare messaggi anonimi e l’identificazione dei telefoni “a rischio” avviene sui telefoni stessi, senza dare questa informazione nemmeno alle autorità sanitarie. È stato dunque adottato l’algoritmo «DP-3T», ritenuto quello più sicuro per la privacy. Tutto grazie alla gentile assistenza tecnica di Google e Apple che, controllando il 100% dei software presenti nei nostri cellulari, possono decidere a quali dati può accedere una app installata su uno smartphone.

I TELEFONI comunicheranno anche con un computer centrale gestito dallo Stato, detto «back end». Ma sul software che governerà questa fase della app non si sa ancora nulla. Secondo alcuni esperti, senza queste informazioni non si può giudicare davvero il funzionamento della app: «È come dire che siccome hai il biglietto ora puoi esaminare l’autobus», ha commentato su twitter Matteo Flora, hacker, docente e imprenditore nel campo dell’analisi dei dati informatici. Più positivo il commento di Denis “Jaromil” Roio, programmatore e attivista molto noto nel mondo del software open source: «Nel complesso è il software migliore che abbia visto finora», tra quelli messi in campo dai governi. «Ma rimane la questione: un sistema di tracciamento di prossimità è davvero utile?». Più che sulla app, molti esperti hanno ribadito che il tracciamento dei contatti necessita di personale, investimenti e capacità diagnostica.

ANCHE AL MINISTERO della salute c’è la consapevolezza che il successo di Immuni non è per niente scontato, anche sul piano della comunicazione. Nonostante i moniti del ministro Speranza sul pericolo di una recrudescenza – «nel fine settimana siamo arrivati a 100.000 nuovi casi al giorno nel mondo e 5 milioni e mezzo in totale», ha ricordato su Facebook – l’opinione pubblica sembra volersi mettere alle spalle l’allarme contagio e i relativi strumenti di prevenzione.