Alexandria Ocasio-Cortez non ha dubbi: il procuratore di Chicago non ha commesso un errore. Ha in realtà mentito affermando che il tredicenne Adam Toledo era armato quando è stato colpito dal proiettile sparato dalla polizia . Le autorità, infatti, avevano detto che Toledo aveva una pistola, ma nel filmato non si vede. «Ha mentito sulla polizia che ha ucciso un bambino – ha twittato Ocasio-Cortez – Mettere fine a questo non riguarda solo le conseguenze per chi preme il grilletto. Si tratta di ammettere e affrontare un intero sistema che esiste per proteggere, difendere e coprire la violenza di Stato».

Il pensiero di Aoc è condiviso da molti, e continuano le manifestazioni per chiedere alla sindaca democratica Lori Lightfoot di reindirizzare i fondi dal dipartimento di polizia alla comunità. Migliaia di manifestanti si sono radunati e hanno marciato poche ore dopo la diffusione del video della morte del tredicenne, e sono previste proteste per tutto il fine settimana. Nonostante la rabbia e il dolore per la morte di un ragazzino di 13 anni, fino ad ora le manifestazioni di Chicago sono state tese ma senza scontri, non è successo altrettanto a Brooklyn Center, vicino Minneapolis, dove per la sesta notte consecutiva centinaia di manifestanti si sono radunati fuori dalla stazione di polizia, da quando l’ex agente Kim Potter ha sparato, uccidendolo, al 20enne Daunte Wright.

Nonostante le richieste dei politici locali alla polizia «di usare moderazione», venerdì notte le forze dell’ordine hanno intrapreso più di un’azione aggressiva, caricando manifestanti e giornalisti senza dare il tempo necessario per disperdersi pacificamente, come sarebbe previsto. La polizia continua ad usare tutto l’armamentario a sua disposizione: cannoni assordanti, lacrimogeni, proiettili di gomma, spray urticante, un uso della forza spropositato all’entità della protesta e che non fa altro che provocare lanci di lattine, fuochi di artificio e bottiglie di plastica da parte dei manifestanti.

Ad essere diventati bersaglio della polizia sono anche i giornalisti che vengono fermati, fotografati e a cui viene chiesta la carta d’identità, prassi che negli Usa è vietata in quanto solo se si commette un’infrazione di può essere identificati dalle forze dell’ordine. La pressione è tale che molti residenti della zona hanno detto di essersi trasferiti da amici, parenti o in alberghi che si trovano in altri quartieri, per evitare il rumore, la tensione e i gas lacrimogeni che penetrano nelle loro case.

Questo avviene nonostante una nuova risoluzione, passata lunedì, che vieta l’uso di gas lacrimogeni e altri prodotti chimici, così come le cosiddette «tattiche di agguato» per arrestare i manifestanti. Il sindaco afroamericano Mike Elliott in una conferenza stampa mercoledì aveva detto che «il gas non è un modo umano di controllo» e di non essere d’accordo con l’uso degli spray urticanti da parte della polizia così come per i lacrimogeni e le pallottole di gomma. Ma quanto è emerge è ormai una netta frattura fra il consiglio comunale e la polizia.