In nome di una sorta di «riduzionismo adattivo-cerebrale» non è raro osservare neurologi che indicano alla lavagna il punto del cervello nel quale avrebbe sede il giudizio estetico, o psicologi consacrati alle ceneri di Darwin insistere sul presunto valore adattivo all’ambiente delle tossicomanie, del suicidio o di un bel film di zombie. Per fortuna, tutto ciò fa parte di uno scenario scientifico-filosofico molto più ampio. L’ultimo libro del neuroscienziato Vittorio Gallese e del teorico del cinema Michele Guerra, Lo schermo empatico Cinema e neuroscienze (Raffaello Cortina, pp. 318, euro 25,00) rappresenta il felice esempio di una ricerca trasversale in grado...