Da ex pm antimafia a indagato. L’accusa per Antonio Ingroia è pesante: peculato. La Procura di Palermo, l’ufficio dove ha svolto per anni la sua carriera di magistrato inquirente, gli contesta di avere percepito illegittimamente rimborsi e indennità di risultato in qualità di amministratore unico di Sicilia e-Servizi, società della Regione siciliana per la gestione dei servizi informatici. Un incarico che gli ha conferito il governatore Rosario Crocetta qualche tempo fa, tra mille polemiche.

Tra il 2014 e il 2016, Ingroia avrebbe percepito indebitamente 30mila euro di rimborsi di viaggio e si sarebbe liquidato un’indennità di risultato sproporzionata rispetto agli utili realizzati dalla società: 117 mila euro a fronte di 33mila euro. L’inchiesta, coordinata dai pm Padova e Bologna, nasce da una relazione della Procura della Corte dei Conti finita sulla scrivania dell’aggiunto Dino Petralia.

I pm, le scorse settimane, hanno inviato all’ex collega un invito a comparire per l’interrogatorio. Ieri Ingroia per un’ora ha risposto alle domane dei pm, subito dopo la notizia viaggiava già sul web. «Si tratta di una vicenda vecchia – si difende – Per quanto riguarda il premio di indennità da risultato, si tratta di un riconoscimento previsto dalla legge» che «non mi sono certamente attribuito io ma mi è stato riconosciuto dall’assemblea dei soci e segnatamente dalla Regione Sicilia».