Non era ancora stato approvato dalla camera, che già la commissione giustizia del senato aveva provato a mettere il disegno di legge anti corruzione all’ordine del giorno dei lavori. E ieri sera, immediatamente dopo la notizia che a Montecitorio M5S e Lega avevano portato tranquillamente a casa la legge bandiera del ministro Bonafede – i primi esultando in aula, i secondi muti e immobili – la commissione giustizia del senato si è stranamente convocata per oggi, per far subito partire l’iter della seconda lettura della legge «se pervenuta dalla camera e assegnata», cosa mai accaduta in una manciata di ore.

E’ il segno di come i 5 Stelle vogliano portare all’incasso la promessa di una rapida approvazione definitiva della legge, e dunque chiudere il discorso al senato in due settimane (una per la commissione e l’altra per l’aula), cancellare la modifica favorevole agli imputati per peculato approvata alla camera con i voti segreti anche della Lega, e tornare trionfalmente a Montecitorio per il terzo e ultimo sì prima di Natale. «A capodanno festeggeremo per i corrotti in galera» ha detto Luigi Di Maio, ma naturalmente si tratta di nuove norme penali che si applicheranno solo ai prossimi reati e ai nuovi processi. Se il carcere è una festa, bisognerà almeno rinviarla.

ANCORA PIÙ TARDI, il 1 gennaio 2020, entrerà in vigore la norma aggiunta in corsa alla legge anti corruzione e subito diventata il centro delle polemiche: la cancellazione della prescrizione dopo la condanna di primo grado. Le critiche di tutte le categorie della giustizia – avvocati, giuristi e (meno) magistrati -, ma soprattutto la contrarietà della Lega, hanno costretto i 5 Stelle a spostarla in avanti per accelerare nel frattempo la riforma del processo penale, quella che il guardasigilli Alfonso Bonafede immagina addirittura «epocale» oltre che rapidissima. Intanto però sul fronte della velocizzazione dei processi – unica possibilità per non trasformare lo stop della prescrizione in un’eterna presunzione di colpevolezza – la maggioranza si sta muovendo in senso opposto: nuovi reati, nuovi processi con la cancellazione del rito abbreviato già approvata alla camera per i reati gravi e persino il rinvio del disegno di legge sul processo telematico, guarda caso proprio quello sacrificato dal senato per fare immediatamente spazio all’anticorruzione.

Molte le novità introdotte dalla camera al testo approvato dal Consiglio dei ministri con Salvini assente, le ultime ieri sono il frutto della mediazione del ministro dell’interno con Forza Italia nel giorno in cui Di Maio lo ha chiamato in aula perché garantisse sulla lealtà del gruppo leghista. Qualche limite è stato messo alla non punibilità di chi partecipa a un episodio di corruzione ma poi denuncia il fatto, un istituto di cui persino il presidente dell’Anac Cantone ha denunciato il rischio. «E’ una sorta di agente provocatore privato», ha detto in aula il Pd Bazoli; l’approvazione di alcuni emendamenti di Forza Italia ha ridotto il periodo in cui deve avvenire il «pentimento» (da sei a quattro mesi), precisato che il contributo del pentito alle indagini deve essere «utile» ed escluso il reato di traffico di influenze dai potenziali oggetti di delazione. Si tratta del resto di un reato assai vago, eppure al principio i grillini proponevano l’arresto in flagranza, cancellato poi anche per le ipotesi di corruzione. «Norme da stato etico concepite in stato etilico»: anche alla forzista Maria Stella Gelmini è riuscita una battuta. Quanto all’agente sotto copertura, figura già utilizzata nelle indagini di polizia e qui estesa ai reati contro la pubblica amministrazione, i giuristi ne hanno sottolineato l’inefficacia dal momento che la corruzione presuppone un elevato livello di complicità tra gli attori, mentre Pd, Forza Italia e Leu hanno evidenziato il rischio che l’agente possa facilmente trasformarsi in provocatore, visto che sono comprese tra le attività coperte anche quelle «prodromiche o strumentali» alla scoperta di un reato.

TUTTE NOVITÀ che piacciono poco alla Lega, e soprattutto ai tanti amministratori locali del partito che prevedono tempi duri. E così adesso tocca a Salvini andare all’incasso, per quanto l’anti corruzione possa correre prima arriverà il sì definitivo al decreto sicurezza con il ritiro di tutte le proposte di modifica dei 5 Stelle e una nuova fiducia la settimana prossima. Per l’esame in commissione alla camera la maggioranza ha previsto un solo giorno, oggi. E Di Maio è libero di sventolare la sua bandierina dell’anti corruzione, in attesa di avere anche lui la sua fiducia. «Al senato la legge sarà approvata secondo il nostro cronoprogramma», già avverte il capo grillino. Curiosamente le stesse identiche parole che usava Matteo Renzi quando dettava i suoi tempi al parlamento, e i 5 Stelle salivano sui tetti.