Non si placa tra i palestinesi lo sdegno per la morte in carcere di Maysara Abu Hamdiyeh e per l’uccisione, l’altra sera vicino Tulkarem (Cisgiordania), di due adolescenti colpiti da spari di soldati israeliani. Nei Territori occupati però non cresce solo la rabbia. E’ forte l’attesa, soprattutto tra i più giovani, per l’attacco #OpIsrael contro i maggiori siti web di Israele, annunciato per domenica 7 aprile dal collettivo Anonymous. L’iniziativa, spiegano gli hacktivists, è tesa a «liberare Gaza e la Palestina», a denunciare «gli abusi dei diritti umani da parte di Israele» e segue quella di fine marzo quando Anonymous, attraverso il gruppo turco affiliato Red Hack, ha diffuso i nomi di 35 mila israeliani, con indirizzi e numeri di telefono, che hanno incarichi in politica, nei ministeri e nei servizi di sicurezza.

Anonymous ha già scatenato un deciso attacco ai siti israeliani durante l’offensiva militare “Colonna di Nuvola” lanciata da Tel Aviv contro Gaza lo scorso novembre. «L’attacco alla popolazione di Gaza, al popolo palestinese o a qualsiasi altro gruppo verrà considerato come una violazione degli obiettivi del collettivo Anonymous di proteggere i popoli del mondo…Fratelli e sorelle di Anonymous, vi invitiamo a protestare contro il governo israeliano e qualsiasi alleato della forza ostile», affermò in un video (http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=q760tsz1Z7M#!) una persona con il volto nascosto dall’ormai celebre maschera.

Non sono noti gli esiti di quel primo deciso attacco. Certo è che Israele sta prendendo molto sul serio quanto è in corso di preparazione per il 7 aprile, che la stampa considera  «potenzialmente invalidante». Anonymous, assieme ai collettivi cugini Sector404 e RedHack, darà il via ad una cyber offensiva con l’intento «di cancellare Israele dalla Rete». Secondo Shai Blitzblau, della Maglan Defense Information Technologies Research, l’attacco potrebbe bloccare i siti governativi così come le principali banche e società di carte di credito. Se militarmente Israele non teme confronti in Medio Oriente, nel cyber world è molto più vulnerabile. I suoi sistemi di protezione, che pure sono tra i più avanzati al mondo, non si sono dimostrati impenetrabili. Ciò ha sminuito i successi che, in senso contrario, Israele ha (o avrebbe) ottenuto nei confronti di paesi “nemici”, a cominciare dall’Iran che circa un anno fa, stando a notizie riferite dalla stampa mondiale, sarebbe rimasto vittima di un cybervirus orginato da Israele e Stati Uniti che avrebbe paralizzato per qualche tempo i sistemi computerizzati delle sue centrali nucleari.

Da parte sua il sistema finanziario di Israele è stato oggetto di una serie di attacchi informatici nei primi mesi del 2012 con danni per due delle maggiori banche del paese, Hapoalim e Leumi, nonché delle tre principali società di carte di credito – Isracard, Leumi Card e Visa Cal. Prese di mira anche le infrastrutture critiche. Lo scorso settembre Yiftach Ron-Tal, presidente del consiglio della Israel Electric Corporation, riferì di migliaia di tentati attacchi cibernetici al giorno. Le Forze Armate israeliane hanno definito la “cyberwar” come l’arena della quinta guerra, a fianco di terra, mare, aria e spazio. «Il 7 aprile – prevede Shai Blitzblau  – gli hacker prenderanno di mira i primi 100 siti web israeliani provando a penetrarli con cavalli di Troia nei loro server, per poi infettare il maggior numero possibile di utenti».

La guerra virtuale in ogni caso fa meno male dell’uccisione di due adolescenti. Ieri migliaia di palestinesi hanno partecipato ai funerali di Amr Nasser, 17 anni, e Naji Balbisi, 18 anni, uccisi mercoledì sera durante una manifestazione al posto di blocco militare di Anabta (Tulkarem), di protesta per la morte in carcere del detenuto Maysara Abu Hamdiyeh. La versione palestinese parla di lanci di sassi contro il check point. Il portavoce militare di una bottiglia incendiaria scagliata contro i soldati che hanno risposto sparando. Due giovani vite spezzate che accrescono la tensione che da giorni attraversa la Cisgiordania e Gerusalemme Est e che non risparmia Gaza. Ieri  un razzo e tre colpi di mortaio sono stati sparati verso il sud di Israele dalla Striscia, bombardata due giorni fa dall’aviazione dello Stato ebraico per la prima volta dallo scorso novembre. Poco dopo si è saputo che la polizia di Hamas ha arrestato alcuni salafiti coinvolti nei lanci di razzi. A Hebron migliaia di persone hanno preso parte ai funerali e alla sepoltura di Abu Hamdiyeh. Secondo il ministro per i prigionieri politici Issa Qaraqe l’autopsia avrebbe rivelato che il detenuto morto non è stato curato in modo tempestivo e con terapie idonee a contrastare la grave malattia che lo aveva colpito.