Il giudice dell’indagine preliminare Riccardo Amoroso ha respinto l’istanza di dissequestro dell’Angelo Mai e attacca il sindaco di Roma Ignazio Marino che aveva chiesto la revoca del sequestro del centro culturale alle Terme di Caracalla, insieme a quello delle ex scuole Vespucci e Hertz occupate da cinque anni dal comitato popolare di lotta per la casa e sgomberate il 9 marzo scorso dalle forze dell’ordine. Alle trecento persone che vivono negli stabili è stato permesso di rientrare in via temporanea già la sera di quel 19 marzo. A chiedere la conferma del sequestro è stato il procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone, insieme con il sostituto Luca Tescaroli, nell’ambito di una inchiesta giudiziaria che addebita a 40 persone appartenenti al Comitato e all’Angelo mai le accuse di associazione a delinquere, estorsione e violenza privata.

Per il Gip Amoroso «non ci sono le condizioni che potrebbero legittimare la prosecuzione delle attività socio-culturali svolte all’interno dell’immobile di via delle Terme di Caracalla per gli ostacoli frapposti dalle associazioni che lo hanno gestito alle numerose verifiche e ispezioni amministrative volte ad assicurare il rispetto delle norme vigenti in materia di sicurezza, tutela dei luoghi di lavoro, somministrazione al pubblico di sostanze alimentari, svolgimento di spettacoli pubblici, nonchè in materia di prevenzione antincendio».

Poi le critiche alla giunta Marino, a partire dal suo comportamento rispetto alle occupazioni abitative. Secondo il Gip «il mancato ripristino della legalità nella vicenda in esame dipende dalle omissioni dei competenti enti territoriali per l’assegnazione degli immobili di proprietà pubblica in disuso ed in stato di abbandono secondo criteri di trasparenza e rispetto delle graduatorie».

Segue poi l’affondo sull’Angelo Mai: «A fronte delle palesi ed evidenti inadempienze delle competenti autorità amministrative il dissequestro dell’Angelo Mai avrebbe allo stato delle attuali risultanze investigative solo l’effetto di ripristinare il pregresso stato di gestione illegale delle attività commerciali svolte presso il citato centro sociale con l’impiego di manodopera costretta quantomeno in parte a lavorare senza retribuzione per il timore di essere allontanata dagli immobili ora rioccupati e di fatto abusivamente ed illegittimamente amministrati sotto l’egida delle stesse persone che gestiscono di fatto le riferite attività socio-culturali presso l’immobile occupato».

All’Angelo viene praticamente addebitato lo sfruttamento di forza-lavoro, fino al punto di averla costretta a lavorare gratis. La risposta non si fa attendere ed è indignata: “Nessuno mai ha costretto nessun altro a lavorare – premettono gli attivisti – Quello che si vuole far passare è ignobile: noi abbiamo sempre cooperato nella realizzazione degli spettacoli, così come per tutte le altre attività dell’Angelo Mai”.

Il pronunciamento del Gip viene considerato come “una presa di posizione politica che esprime una visione sul mondo: parte dalla questione specifica del legame tra Angelo Mai e occupazioni abitative e poi generalizza questo «sodalizio criminale» includendo tutti quei luoghi che esprimono modelli di autogestione a Roma – affermano gli attivisti – Dove questo modello viene visto esclusivamente attraverso un filtro dato dalla dicotomia legale/illegale e non secondo la necessaria legittimità che queste esperienze esprimono”.

Quanto alle critiche al sindaco Marino e alla sua giunta, l’Angelo Mai ritiene che sia “un’accusa all’amministrazione comunale di essere colpevole, insieme a noi, di non avere saputo gestire la questione degli spazi, abbandonati e non. Di fatto sta criminalizzando tutte le esperienze di autogestione, auto-governo e di auto-costruzione in questa città”.

Ad avviso degli attivisti, in linea teorica, il giudice avrebbe anche ragione: non sono le famiglie a doversi costruire un’abitazione, ma il comune. “Solo che il comune e tutte le autorità disposte a questo compito non lo fanno – continuano – a causa della crisi dei poteri, della crisi economica e della crisi di rappresentanza. Migliaia di persone sentono la possibilità di rivendicare il diritto all’abitare, ad una vita dignitosa, a produrre cultura, a generare le condizioni per cui questa cultura sia accessibile a tutti. In sostanza a decidere dell proprie vite”.

La risposta che l’Angelo Mai e il comitato popolare per la lotta della casa intendono dare al rifiuto del dissequestro delle loro strutture sarà pubblica. Domenica 6 aprile, nel parco di San Sebastiano, proprio accanto all’Angelo chiuso ci sarà un mega concerto con decine di artisti invitati. Dopo il pranzo, suoneranno gli Afterhours che intendono così ribadire la loro solidarietà ad un’esperienza che li ha più volte invitati. Ci saranno anche Valerio Mastandrea, Roberto Angelini, Diodato, Pino Marino, l’Orchestraccia, Riccardo Sinigallia, il Teatro degli Orrori, Lorenzo Corti, Enrico De Fabritiis, Epo, Tommaso Di Giulio,Gnut, Sandro Joyeux, Luminal, Leo Pari, Max Passante, Le Naphta Narcisse, Operaja criminale, The Niro, Simone Prudenzano, Rezza/Mastrella in video, Milo Scaglioni, Luca Tilli, Giovanni Truppi.

“Sarà un momento in cui la città prenderà parola ed esprimerà la sua visione di convivenza, la costruzione di comunità, di relazioni basate non solo sui bisogni ma anche sui desideri – affermano gli attivisti dell’Angelo Mai – Noi abbiamo tutt’altra visione della città , del vivere e del convivere. E la dimostreremo”.