Da domenica, i ministri degli esteri della Unasur (l’Unione delle nazioni sudamericane) e il Nunzio apostolico Aldo Giordano hanno ripreso gli incontri tra governo e opposizione per favorire il processo di pace in Venezuela. La settimana scorsa, l’opposizione che aderisce al cartello della Mesa de unidad democratica (Mud) ha interrotto il dialogo, puntando i piedi sul tema dell’amnistia. «Non è il momento dell’impunità», ha ribadito Maduro, lasciando comunque aperta la porta al confronto.

E ieri i mediatori hanno ribadito la volontà di continuare il loro lavoro di tessitura che ha finora realizzato solo un’importante dichiarazione bilaterale: la condanna della «violenza in tutte le sue forme». Intanto, governatori e sindaci della destra continuano a discutere con i loro omologhi socialisti sui problemi che affliggono la popolazione, messa a dura prova da oltre tre mesi di proteste violente.

Dalla prima settimana di febbraio, gruppi estremisti della Mud hanno risposto all’appello per far cadere il governo, lanciato da alcuni leader di estrema destra come Maria Corina Machado e Leopoldo Lopez. Finora i morti sono 42 (in buona parte delle forze dell’ordine, diversi uccisi da cecchini), i feriti oltre 800 (fra cui 276 funzionari) e 173 i detenuti. Fra tutte le persone arrestate in fragrante e deferite ai tribunali, solo il 7% è andato in carcere, il 93% ha ottenuto misure alternative alla detenzione. Sotto inchiesta anche 19 funzionari di polizie, accusati di aver maltrattato o torturato i manifestanti, 3 sono in carcere e 4 in attesa di giudizio. Solo il 20% dei fermati è costituito da studenti e solo 11 studenti restano in prigione.

Fin da subito, le guarimbas hanno preso piede nei quartieri bene della capitale e nei municipi governati dalle destre, soprattutto alla frontiera con la Colombia. I danni ammontano a circa 15 milioni di dollari e gli obiettivi presi d’assalto dai guarimberos mostrano la natura della protesta: università pubbliche e strutture sanitarie, biblioteche, autobus (un autista, di recente, è rimasto seriamente ferito nel mezzo che guidava), televisioni e anche asili nido. Diverse persone di nazionalità straniera, trovate in possesso di ingenti quantità di armi, sono in carcere con l’accusa di aver servito un piano destabilizzante ordito all’estero con la complicità dei gruppi estremisti e paramilitari. Durante le perquisizioni è stata sequestrata anche molta valuta straniera: utilizzata – secondo gli inquirenti – per pagare manovalanza criminale e tener viva la tensione.

Ieri in tarda serata, alla commissione del Senato Usa si è discusso di un progetto di sanzioni economiche contro il governo Maduro per «violazione dei diritti umani». Il Senato ha anche approvato l’erogazione di altri 15 milioni di dollari da destinare ad alcune Ong antigovernative, media «indipendenti» e associazioni che sostengono i progetti della destra e combattono «il castro-madurismo». La strategia delle guarimbas non ha prodotto i risultati sperati. Il consenso intorno ai piani sociali del governo socialista resta alto. Secondo l’Istituto nazionale di statistica, dice l’Istituto nazionale di statistica (Ine) la povertà estrema nel 1998 riguardava oltre il 21% delle famiglie ora è scesa al 5,5%. Le frange oltranziste, però, non demordono per impegnare il governo sulla sicurezza e impedirgli di avanzare sulle questioni importanti: in vista delle elezioni parlamentari del 2015. Ieri nel Merida, altri scontri: 6 manifestanti e 3 poliziotti feriti.