Ancora le urne per il Csm più tormentato
Giustizia L'onda lunga del caso Palamara: il Consiglio indica, a maggioranza, la strada di nuove elezioni suppletive per sostituire il sesto giudice costretto alle dimissioni. Equilibri cambiati nella componente togata
Giustizia L'onda lunga del caso Palamara: il Consiglio indica, a maggioranza, la strada di nuove elezioni suppletive per sostituire il sesto giudice costretto alle dimissioni. Equilibri cambiati nella componente togata
Si voterà ancora per la componente togata del Consiglio superiore della magistratura e sarà la quarta volta in due anni. È l’effetto dell’onda lunga del caso Palamara, il terremoto che ha colpito il Csm nella primavera 2019. L’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, radiato dalla magistratura, è comparso recentemente in udienza preliminare: la procura di Perugia ha chiesto per lui il rinvio a giudizio per corruzione. Intanto si è dimesso un altro magistrato tra gli eletti al Csm nel 2018, Marco Mancinetti, anche lui coinvolto nelle intercettazioni di Palamara. E ieri il Consiglio superiore ha deciso a larga maggioranza che per sostituirlo bisognerà tornare a votare.
In precedenza si erano dimessi altri cinque magistrati eletti, tutti sottoposti ad azione disciplinare. Due di loro erano stati sostituiti attingendo alle liste dei non eletti, mentre per altri tre (due pm e un giudice) erano stati necessari altri due turni elettorali, a settembre e a dicembre 2019. Il prossimo turno elettorale per scegliere il sostituto di Mancinetti sarà convocato (ormai per il 2021) dal presidente della Repubblica, saranno dunque le quarte elezioni.
Mancinetti è un giudice, due anni fa è stato il più votato della categoria. L’intera lista dei magistrati giudicanti non eletti nel 2018 è stata esaurita con le precedenti dimissioni o (un caso) per rinuncia. Mancinetti è espressione della corrente centristra di Unicost, la stessa di Palamara e di altri due magistrati costretti alle dimissioni, Morlini e Spina. Mentre sono di Magistratura indipendente, la corrente di destra, le altre tre toghe che si sono dovute dimettere, Cartoni, Criscuoli e Lepri. Del Csm originario non fa più parte neanche Piercamillo Davigo, eletto con un record di preferenze tra i magistrati di Cassazione ma costretto a lasciare poche settimane fa perché in pensione. La componente togata è così rivoluzionata rispetto a quella iniziale, sono cambiati sette magistrati su sedici. In attesa del nuovo turno elettorale, è diminuito il peso di Mi e Unicost, mentre è cresciuto quello della corrente dei davighiani e della sinistra di Area.
Ieri nel Csm tre consiglieri laici di centrodestra e i togati di Mi hanno provato a far passare la tesi che Mancinetti potesse essere sostituito con il primo dei non eletti non nel 2018, ma nell’ultima elezione suppletiva. Si sarebbe trattato proprio di una toga di Mi, l’ex presidente Anm Pasquale Grasso. Ma la proposta è stata respinta dal plenum per 18 voti a 5. Si riaprono le urne.
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