Manca ancora un pezzo, ripetiamo in questo anniversario, l’ultimo pezzo di verità su Ustica, quello che ci deve dire chi nella tragica notte del 27 giugno 1980 ha provocato la morte di 81 cittadini, violando i confini e la dignità del nostro Paese.

A che punto siamo: sappiamo dalla Sentenza ordinanza del giudice Priore (1999) la verità sulla tragica notte del 27 giugno 1980: «L’incidente al Dc9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento, il Dc9 è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un’azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto». Nel 2008, il presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga ha affermato e testimoniato che il Dc9 Itavia è stato abbattuto da aerei francesi che volevano colpire il leader libico Gheddafi; per questo sono state riaperte le indagini dalla procura di Roma, che sono a tutt’oggi aperte. Da troppo tempo aspettiamo, vogliamo sapere cosa e come hanno risposto alle rogatorie internazionali i Paesi alleati coinvolti e non nascondiamo la preoccupazione che purtroppo, in questi anni, in qualche momento, sia mancata alla magistratura la determinazione che aveva caratterizzato altre stagioni di indagini.

Questa troppo lunga attesa, questo prolungato silenzio, contribuiscono ad assopire l’opinione pubblica, dando invece spazio a depistaggi e provocazioni. Chiedo con forza al governo Meloni una posizione coerente di verità e giustizia per le 81 vittime e per la dignità stessa del nostro paese, che voglia anche tener conto che il governo, (ministeri della difesa e dei trasporti), è stato condannato ai risarcimenti, ai parenti e all’Itavia, con più sentenze in sede civile, per non aver difeso l’incolumità dei i suoi cittadini e/o ostacolato la verità. Crediamo sia sempre più necessaria un’azione diplomatica decisa presso gli stati amici ed alleati che avevano aerei in volo quella notte attorno al Dc9 .

In questo sonno della ragione giudiziaria prosperano i mostri della menzogna, i depistaggi e addirittura in questi giorni assistiamo a richieste di censura preventiva. Siamo costretti in una sorta di insana par condicio a continuare a ripetere che la tesi della bomba è sostenuta da una perizia giudiziaria bocciata dai giudici stessi che l’avevano chiesta. Aggiungiamo che la destra, assecondando la tesi della bomba, rinnega i ben diversi percorsi che aveva fatto negli anni il Msi. E vogliamo anche in occasione di questo anniversario denunciare che il governo Meloni, dopo un’iniziale interesse, sta lasciando languire la attuazione della direttiva Renzi per la desecretazione degli atti per gli anni del terrorismo. Quello della Direttiva è un iter di grande rilevanza storica, iniziato nel 2014, che ha portato evidentemente a risultati positivi, ma che ha sempre mostrato, per Ustica, l’aspetto negativo della mancanza di documentazione coeva ai fatti (e un certo grado di precarietà nella tenuta complessiva della documentazione dello Stato, basti pensare che non esiste più l’archivio del ministero dei trasporti per gli anni del terrorismo).

Intanto non prosegue la digitalizzazione degli atti dei processi di interesse storico e non trova attuazione il protocollo d’intesa con il ministero dell’istruzione firmato dalle associazioni delle vittime del terrorismo per la didattica nelle scuole.
Per legare l’impegno per la verità e la memoria credo sia importante segnalare che a Bologna, proprio in questo anniversario, nascerà la Fondazione museo per la memoria di Ustica, Comune e Regione Emilia Romagna si uniranno alla associazione nel percorso di memoria dentro e fuori il museo. Continuiamo a chiedere e a lottare per poter scrivere l’ultimo pezzo di verità, e continuiamo ad impegnarci ancora, anche per la dignità del nostro Paese.

*L’autrice è la presidente dell’associazione parenti delle vittime della strage di Ustica.