Per comprendere la portata della sconfitta di Pd e alleati in Toscana basta vedere quali sono i colori politici dei 24 deputati e 12 senatori appena eletti. Ben 19 parlamentari fanno parte della coalizione Fdi-Lega-Fi, mentre il centrosinistra ne elegge appena 11, il M5s 3 e altri 3 l’accoppiata Calenda-Renzi. Saltano così l’ex capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci, l’ex presidente toscano Enrico Rossi, la sottosegretaria Caterina Bini, il costituzionalista Stefano Ceccanti, il capogruppo regionale dem Vincenzo Ceccarelli, e ancora i parlamentari Martina Nardi, Andrea Romano e il “padre” del jobs act Tommaso Nannicini.
“In Toscana si è rotta ormai da anni la connessione con il senso storico della sinistra – tira le somme il politologo Antonio Floridia – il Pd non è percepito più come l’erede della sinistra storica in Toscana, e quindi l’elettore che un tempo si sentiva appartenere a questo campo fa un po’ come gli pare”.
Se a questa osservazione si aggiungono le accuse, da destra e da sinistra, al governo regionale Pd-Iv di Eugenio Giani di essere fiorentino-centrico, a scapito delle aree costiere e della Toscana “profonda”, ecco che l’esito del voto di domenica – affluenza al 69,7%, in calo del 7,8% rispetto al 2018 – trova alcune chiavi di lettura. Che si traducono, nei collegi uninominali, in un disastroso 10-3. A Montecitorio finisce 7-2 per il centrodestra che elegge Fabrizio Rossi (Fdi), Elisa Montemagni (Lega), Riccardo Zucconi (Fdi), Edoardo Ziello (Lega), Chiara Tenerini (Fi), Erica Mazzetti (Fi) e Tiziana Nisini (Lega). Del Pd, e della sola area fiorentina, gli altri due eletti, Federico Gianassi ed Emiliano Fossi. Quanto a Palazzo Madama, dove finisce 3-1, c’è solo Ilaria Cucchi (Si-Ev) eletta a Firenze per Pd e alleati, mentre negli altri tre collegi vincono Simona Petrucci (Fdi), Manfredi Potenti (Lega) e Patrizio Giacomo La Pietra (Fdi).
Solo la quota proporzionale rende meno dura la sconfitta: al Senato gli otto seggi in palio vanno 3 al centrodestra, 3 al centrosinistra, uno a M5s e uno a Calenda-Renzi. Mentre alla Camera il centrosinistra dovrebbe averne 5, il centrodestra 6, il M5s 2 e altri 2 l’accoppiata Calenda-Renzi. Quanto alle percentuali di voto complessive in regione, il centrosinistra vede il Pd sul 26%, Si/Ev al 4,9%, +Europa al 2,9% e Impegno Civico allo 0,4%, mentre il centrodestra vede Fdi anch’essa sul 26% (per un pugno di voti sopra al Pd al Senato, e sotto alla Camera), Lega al 6,5% e Forza Italia al 5,5%, dunque nel complesso vince il centrodestra 38% a 34%. Fuori dalle coalizioni il M5s prende l’11,1% , Azione-Iv il 9,4%, e Unione Popolare il 2%.
Nei primi commenti, evocano un “campo largo” sia la segretaria dem Simona Bonafè (“Abbiamo risentito della presenza di Iv, cosa che mi porta a dire che o stiamo tutti insieme o vince la destra”), che Giani (“Il Pd dovrà cercare di collegare, anche in vista delle elezioni comunali dall’anno prossimo, dai 5 Stelle alle forze di centro di Calenda e Renzi”). Pronta la risposta del renziano Nicola Danti: “Voglio dire a Giani che noi siamo incompatibili col M5s, lo siamo stati prima e lo saremo anche domani”. Tranchant Floridia, che viste le dinamiche del Pd auspica una separazione consensuale interna al partito.
Infine un occhio a Piombino, la città del futuro maxi rigassificatore. Nei collegi uninominali il centrodestra con il 34,3% batte il centrosinistra al 32%. Il Pd risulta il primo partito con il 24,6%, seguito da Fdi con il 22,7% e M5s con il 16,1% . Azione-Italia Viva si ferma al 5,1%, superata da Unione Popolare al 7,3%.