L’annuncio arriva nel pomeriggio: centri commerciali chiusi nel fine settimana in Piemonte. Rimarranno aperte solo la parte alimentare e le farmacie. Lo dà direttamente il presidente Alberto Cirio, che ha quasi commissariato il suo assessore Luigi Icardi, travolto dalle polemiche per essersene andato in luna di miele durante l’emergenza. I due sono ai ferri corti, per ora il leghista Icardi resiste in sella ma, seppur non formalmente, demansionato.

Cirio definisce la stretta ai centri commerciali una «misura anti assembramento molto forte» per evitare il lockdown generalizzato. E ne spiega i motivi: «Abbiamo centri commerciali importanti a ridosso della Lombardia, che li ha chiusi, per cui avremmo rischiato l’invasione. Rischio che non vogliamo assolutamente correre». Ha, poi, ricordato che la Regione aveva già disposto la chiusura di tutte le attività a mezzanotte. «Non è come il coprifuoco lombardo, dove non si può uscire di casa, ma tutte le attività sono chiuse da mezzanotte, orario che abbiamo difeso perché sono attività che si sono fatte in quattro per essere in regola. Ci sono più rischi di assembramento nei centri commerciali».

Intanto, in Piemonte accelera la crescita dei contagi da Coronavirus: l’incremento di ieri è di 1396 casi (+933 rispetto a lunedì), dopo l’esito di 13.008 tamponi, numero record che segue settimane, invece, deficitarie. La Regione, ieri, ha deciso di intervenire anche sulle scuole. Secondo Cirio gli ingressi e le uscite scaglionate a scuola non sono misure sufficienti a frenare il contagio. Ha così introdotto l’obbligo per le classi dalla seconda alla quinta della scuola secondaria di secondo grado di seguire per almeno il 50% dei giorni la didattica digitale a distanza, in alternanza con la presenza in aula. «La scuola, il luogo che andava maggiormente preservato, rischia di pagare il prezzo più alto ed è solo l’ulteriore prova che la sanità regionale non è stata organizzata per reggere l’urto di una seconda ondata», commenta criticamente Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Verdi e Uguali.

Sull’assenza di una regia complessiva si è espresso anche Mauro Salizzoni, uno dei più importanti e noti trapiantologi italiani, ora in pensione, e vicepresidente Pd in Consiglio regionale, sostenendo che il Piemonte non ha approfittato della tregua estiva concessa dal Covid «per recuperare terreno sulle criticità che la fase uno ci aveva mostrato». Per Salizzoni «escludendo le Rsa, dove la situazione pare sotto controllo, e gli ospedali che per ora reggono, su tutto il resto siamo in una situazione a dir poco preoccupante, con criticità organizzative e programmatorie che, se non riusciamo a correggere a breve, ci condurranno allo sbando». E conclude: «Il problema non è la luna di miele di Icardi, ma nel vertice della catena di comando, ovvero un assessore e un direttore generale non all’altezza».