Li chiamano «atipici», «parasubordinati», più comunemente detti «precari». Un consolidato senso comune li considera giovani a vita in transizione verso il posto fisso. Da quando la precarietà ha iniziato a colpire in ogni famiglia, questa condizione non viene più intesa come la prova esistenziale da superare in vista del paradiso del posto fisso. Al contrario, come dimostrano i dati del primo rapporto dell’osservatorio sul lavoro atipico presentati ieri a Roma dall’associazione XX maggio, realizzato sulla base dei dati della Gestione Separata Inps, parliamo di una condizione che è diventata la regola del lavoro in Italia. Esiste un esercito di 1,8 milioni di persone (1,5 milioni con contratti a progetto, occasionali, partite Iva e 282 mila professionisti a partita Iva, 900 mila sono le donne) che nel 2011 ha versato alla Gestione separata dell’Inps circa 5,8 miliardi di euro in contributi, hanno raggranellato compensi per 31 miliardi di euro su cui hanno pagato le tasse.
Il «tesoretto» accumulato dall’Inps solo nel 2011 ammonta dunque a circa 7 miliardi di euro. Moltiplicate questa cifra per 17 anni, tanti sono passati dalla creazione della gestione separata per le partite Iva e i «collaboratori», e avrete il totale di 119 miliardi di euro. Di questa cifra imponente solo una minima parte andrà alle pensioni di queste persone una volta che avranno terminato la loro carriera lavoratoriva a partire dal 2040. Una parte di questo «tesoretto» oggi finanzia le casse previdenziali in perdita, ad esempio quella dei dirigenti. Ma questa è solo una parte dello «scandalo» rappresentato dalla Gestione Separata dell’Inps. Nel rapporto coordinato da Patrizio Di Nicola della Sapienza di Roma sottolinea come queste persone, che finanziano il Welfare, non abbiano diritto alle tutele sociali in caso di malattia, maternità, infortunio. In più, dall’inizio della crisi, sono stati in 208 mila a perdere il lavoro e a ritrovarsi disoccupati. La «truffa» della Gestione Separata raggiunge qui il suo apice: non solo questi lavoratori pagano la pensione ai dirigenti, ma non hanno diritto a beneficiare di un sussidio quando sono loro a perdere il lavoro. Questa condizione non riguarda più solo i giovani, ma persone che hanno in media 40 anni (699.828) e gli over 50 (430.052), 334.860 sono gli under 29. Il rapporto segnala inoltre come negli ultimi 5 anni le partite Iva individuali siano aumentate di 59 mila unità, mentre migliaia di persone sono «scomparse». Cioè lavorano in nero, con ritenuta d’acconto o cessione di diritti d’autore. «Mi auguro che l’associazione XX Maggio che fa riferimento al Pd sia conseguente – afferma Roberto D’Andrea (Nidil-Cgil) – bisogna modificare la parte della riforma Fornero che ha creato un supermarket tra le varie tipologie del lavoro atipico e che soprattutto lascia le partite Iva prive dei diritti e tutele che vengono riconosciute ai collaboratori. Per noi Cgil bisogna agganciare i compensi ai contratti collettivi e alzare la contribuzione per garantire un reddito e una pensione». Ieri 18 senatori del Pd hanno presentato un’interrogazione al ministro del lavoro Giovannini chiedendo un intervento sugli ammortizzatori sociali per gli «atipici».