Relazione annuale, ieri, sull’attività dell’Anac, l’Autorità nazionale anti corruzione: il presidente Raffaele Cantone ha fatto un punto sull’istituto attivo ormai da tre anni. «Lo scorso anno sono state avviate – ha detto – 845 istruttorie, soprattutto nei confronti di comuni, strutture sanitarie e società pubbliche, mentre pochissime (12) sono state le sanzioni irrogate, a conferma del loro utilizzo solo come extrema ratio ma anche dell’elevato livello di adeguamento alle richieste dell’Autorità».

Ma l’Anac – ha avvisato il presidente – «non è un organismo che può occuparsi di ogni forma di illegalità» e non bisogna «assecondare l’idea che gli appalti si possano fare solo con il “bollino” dell’Anac». Si sono ingenerate «aspettative forse eccessive nell’opinione pubblica e negli operatori e anche qualche equivoco sui reali ambiti di intervento».

Grande attenzione – ha concluso – è stata posta «al settore della sanità, che per i rapporti curati da organizzazioni indipendenti, i tanti fatti di cronaca e le ingenti risorse investite continua a destare particolare preoccupazione». Si sono individuate infine le aree più vulnerabili ad abusi e corruzione: gli appalti, i concorsi, la gestione dei proventi delle sperimentazioni cliniche, delle liste d’attesa e delle camere mortuarie.