I rider di Deliveroo sono lavoratori dipendenti, non autonomi. E devono essere pagati secondo quanto stabilito dal contratto collettivo di lavoro del settore. Lo ha deciso il tribunale di Amsterdam di martedì 15 che ha accolto il ricorso di alcuni riders supportati dal sindacato Fnv.

«Il rapporto di dipendenza tra rider e azienda è da considerarsi ben più importante dei profili di autonomia del suo lavoro» si legge nel comunicato della sigla sindacale, a commento delle due sentenze del giudice di Amsterdam. La prima ha ribadito la natura subordinata dell’attività dei riders olandesi di Deliveroo, licenziati tutti in tronco l’anno scorso per poi essere riassunti come lavoratori autonomi. La seconda ha affermato che le retribuzioni previste dal contratto collettivo del settore debbano applicarsi a tutti i fattorini dell’azienda, con effetto anche retroattivo. La decisione del tribunale di Amsterdam segue di pochi giorni quella adottata dalla corte d’Appello di Torino che, anche nel caso di Foodora, ha riconosciuto la natura subordinata dell’attività dei ciclofattorini.

Il contratto non negoziabile presentato dall’azienda e la ricattabilità dei fattorini qualora rifiutino delle corse o chiedano delle sostituzioni sono la prassi del lavoro a Deliveroo: da dipendenti e non da lavoratori autonomi, secondo il tribunale di Amsterdam. La decisione dei giudici olandesi potrebbe avere conseguenze anche sulle altre compagnie del settore. «Le decisioni del giudice sul carattere subordinato e non autonomo del lavoro da Deliveroo sono molto importanti anche per altre imprese simili», scrive il sindacato Fnv.

La multinazionale del delivery ha già annunciato che farà ricorso: «La corte basa il suo giudizio su un fraintendimento del modo in cui Deliveroo funziona». Fnv non ha intenzione di cedere, fino alla Corte Suprema o alla Corte di giustizia europea.