I corpi ritrovati nelle fosse comuni sarebbero quelli di circa 350 uomini, donne e bambini di fede sciita e sostenitori dell’Islamic Movement in Nigeria (Imn) trucidati e sepolti dai soldati dell’esercito nigeriano durante gli scontri avvenuti tra il 12 e il 14 dicembre 2015 a Zaria, 270 km a nord della capitale Abuja.

A confermarlo sono le dichiarazioni fatte la scorsa settimana da Balarabe Lawal, funzionario governativo dello stato di Kaduna, davanti a una commissione d’inchiesta.

Otre a un rapporto di Amnesty Intenational che ora chiede l’avvio di un’indagine indipendente: «la rivelazione da parte del governo dello Stato di Kaduna che centinaia di sciiti sono stati fucilati e gettati in fosse comuni è un primo passo importante per portare a processo tutti coloro sospettati di responsabilità penale per questa atrocità».

Le versioni sull’accaduto sono discordanti. A dicembre scorso i sostenitori dell’Imn avrebbero bloccato la strada vicino alla loro sede di Zaria dove era in corso la celebrazione del Changing of Flags per l’inaugurazione del Maulud – il mese di nascita di Maometto – impedendo così il passaggio di un convoglio dell’esercito che stava portando il generale Tukur Buratai a una cerimonia di giuramento delle reclute.

L’esercito invece accusa la setta di un tentativo deliberato di assassinare il generale; questa sarebbe la ragione per la quale i soldati avrebbero aperto il fuoco per difendersi.

Nei giorni successivi, il leader dell’Imn Ibrahim Zakzaky sarebbe stato arrestato (insieme a più di 200 seguaci) e il suo vice Muhammad Turi ucciso insieme a centinaia di civili come successivamente denunciato da Human Rights Watch (Hrw) e da diversi testimoni. Mentre secondo i membri dell’Imn altri 700 sostenitori risultano ancora dispersi.

«I corpi sono stati lasciati per le strade e accatastati fuori dall’obitorio. Alcuni dei feriti sono stati bruciati vivi» sostiene Netsanet Belay, ricercatrice e advocacy director per Amnesty. E ancora, scorrendo tra le testimonianze riportate nel rapporto: «Un testimone ha raccontato ad Amnesty International di aver visto un gran numero di corpi fuori dell’obitorio dell’ospedale la sera del 14 dicembre 2015, e un altro testimone di aver visto diversi camion e veicoli militari scavare una grande fossa e scaricare ciò che sembrava un gran numero di corpi prima di coprirla».

Secondo quanto denunciato da molti residenti di Zaria, giorni e settimane dopo il massacro, i bulldozer mandati non è chiaro se dal governo o dall’esercito hanno demolito la residenza di Zakzaky, un santuario sciita, un luogo di preghiera, una clinica, un cimitero e alcuni uffici. «La distruzione di questi siti, in particolare il compound di Ibrahim Al-Zakzaky, dove la maggior parte delle uccisioni si ritiene abbiano avuto luogo ha distrutto le prove che avrebbero potuto essere di fondamentale importanza per le indagini», si legge nel rapporto.

Il presidente della Nigeria Buhari, che è un sunnita, se da un lato ha fatto avviare un’indagine sulle violenze e sulla distruzione di siti sciiti, dall’altro ha accusato la minoranza sciita di «creare uno stato nello stato» e si è rifiutato di rilasciare ulteriori commenti.

La Nigeria ha una popolazione di circa 180 milioni di abitanti, quasi equamente suddivisa tra cristiani al sud e musulmani al nord. Di questi la maggioranza è sunnita mentre gli sciiti si stima siano circa 4 milioni, secondo un rapporto del 2009 del Pew Research Center.

La città di Zaria è a maggioranza sunnita ma è anche il centro spirituale della setta sciita dell’Imn, movimento politico e religioso nato negli anni ‘80 che si ispira alla Rivoluzione iraniana del 1979 e che secondo Hrw conterebbe circa 3 milioni di aderenti.

Il leader dell’Imn, Zakzaky, è stato imprigionato varie volte in passato per dichiarazioni anti-governative e d’altro canto sono noti i legami dell’Imn con gli sciiti iraniani tanto che dopo quanto accaduto a dicembre, da Teheran è arrivata l’esortazione al governo nigeriano a proteggere la minoranza sciita.

Lo scorso novembre un attacco kamikaze contro una processione sciita che si dirigeva da Kano a Zaria (quartier generale dell’Imn) attraverso il villaggio di Dakasoye ha fatto circa 21 vittime. In quel caso l’attacco fu opera presumibilmente di Boko Haram.