Anche i ricchi piangono, litigano, mandano a picco i sogni. Sport e milioni, storia di catamarani e Coppa America, di Luna Rossa e di una fregatura che brucia. Patrizio Bertelli, il signor Prada, l’uomo della Leopolda renziana, il padrone più burbero della moda italiana, l’armatore di questa barchetta che già gli è costata una cinquantina di milioni, sbatte la porta: «Nello sport, come nella vita, non si può rincorrere sempre il compromesso del compromesso». A lui i compromessi non piacciono. Aneddoto top-secret e breve divagazione: una mattina, nel piazzale dell’azienda, Bertelli trovò le auto dei manager parcheggiate fuori dai limiti segnati sull’asfalto. Prese una mazza, mandò in frantumi un paio di fanali, impartì la lezione, pagò i danni. L’uomo è questo.

Questa è invece la storia di Luna Rossa. Il nuovo catamarano sembra una bomba, l’equipaggio si sta allenando nel golfo di Cagliari, servirebbe ancora qualche miliardo e poi il sogno di strappare la Coppa America a Oracle di Russell Coutts potrebbe diventare realtà. Anzi, poteva, visto come si sono messe le cose. Perché due giorni fa ecco la rivoluzione, comunicata dall’America’s Cup Event Authority. Dal 2017 si gareggerà con un catamarano con foil e wingsail tra i 45 e i 50 piedi. L’obiettivo: ridurre i costi, gestionali e di costruzione. In quale modo? Introducendo componenti uguali per tutti i team. Barche più piccole e pezzi modello Ikea. Peccato che Luna Rossa fosse un pezzo avanti. Bertelli pensa che la rivoluzione sia una manfrina degli avversari dagli statunitensi agli svedesi. Probabilmente è così.

La storia della Coppa America ha oltre 160 anni e miliardi di scorrettezze. Una vera iena era sir Thomas Lipton, che dopo l’ora del tè lanciò sei sfide con il suo trifoglio verde. Non vinse mai, ma ci provò, con ogni mezzo. I ricchi si annoiano e giocano a fregarsi. A volte anche tra di loro. Questa, in fondo, non sembra una gran brutta notizia.