Se la Germania fosse tutta come Amburgo, le cose in Europa andrebbero (forse) un po’ meglio. La metropoli sull’Elba, una città con rango di Land, va oggi al voto per rinnovare il parlamento comunale: secondo i sondaggi, la Cdu della cancelliera Angela Merkel non supererà il 20%. Trionfatori annunciati sono i socialdemocratici della Spd guidati dal sindaco-governatore uscente Olaf Scholz, attestati intorno al 48%. Salvo sorprese, stasera dovrebbero dirsi soddisfatti anche i Verdi e la Linke, dati rispettivamente al 12% e all’8,5%. Completano il quadro i liberali della quasi defunta Fdp e gli anti-euro di Alternative für Deutschland che ballano sulla soglia di sbarramento del 5%.

La Spd ha la maggioranza assoluta dei seggi quasi assicurata, ma, all’occorrenza, è pronta l’intesa con i Verdi. Sicuramente all’opposizione resterà la Linke, che accusa l’amministrazione socialdemocratica uscente di avere curato gli interessi della parte ricca della città, trascurando gli investimenti in case popolari, scuole e sanità. Nel mirino anche la gestione muscolare dell’ordine pubblico, il trattamento riservato ai migranti approdati ad Amburgo da Lampedusa – chiedono di poter restare, ma sono ignorati – e la candidatura olimpica per il 2024, giudicata un affare per pochi ai danni delle tasche di tutti.

Il risultato di stasera non avrà ripercussioni politiche. Amburgo è una roccaforte della Spd, che nel dopoguerra ha sempre governato salvo una parentesi di dieci anni: Merkel avrà buon gioco a dire che si tratta di un voto «locale» e basta. La composizione del Bundesrat, la camera delle regioni, rimarrà inalterata: c’è già una maggioranza di sinistra (Spd, Verdi e Linke) che potrebbe influenzare molto di più l’orientamento della politica federale, ma ciò che manca è l’interesse politico della Spd a farlo. Fra i socialdemocratici prevale, ovviamente, la scelta in favore del patto di governo della grosse Koalition, che gode di una comoda maggioranza nel ramo del parlamento che più conta, il Bundestag.
Archiviato con nonchalance il voto amburghese, quindi, la cancelliera e il suo ministro delle finanze Wolfgang Schäuble riprenderanno senza distrazioni il braccio di ferro con il governo di Atene. L’autorevole quotidiano liberal-conservatore Frankfurter Allgemeine (Faz) picchia sempre più duro: in un editoriale di venerdì ha rimproverato aspramente i leader europei di farsi mettere i piedi in testa dai greci «che girano per Bruxelles come un gruppo di teppisti». Alexis Tsipras e Yanis Varoufakis non sono più semplici «piantagrane» (Merkel dixit), ma veri e propri hooligans che possono essere convinti – secondo la «moderata» Faz – solo con le maniere forti, minacciandoli esplicitamente di cacciare la Grecia dall’euro.

Sul versante opposto, a sinistra ci si interroga sul «che fare» dopo la vittoria di Syriza. C’è consenso sul fatto che non basti la «solidarietà da spettatori», ma serva cambiare qualcosa in Germania. Nel dibattito emergono due posizioni. La prima (difesa, fra gli altri, da Tom Strohschneider, direttore del quotidiano Neues Deutschland) punta di più sull’alternativa parlamentare e sul tema delle alleanze: la Linke dovrebbe agire in maniera da aumentare le chance di un accordo con Spd e Verdi in vista delle prossime politiche. La seconda è di chi pensa che invece vada privilegiato il lavoro nella società: la Linke dovrebbe assomigliare di più a Syriza e Podemos, promuovendo e sostenendo, ad esempio, esperienze analoghe a quelle degli ambulatori autogestiti greci e dell’organizzazione anti-sfratti attiva in Spagna.