Quarant’anni di denunce. Manifestazioni, segnalazioni, proteste di ogni tipo. Verdi, ambientalisti, movimenti civici, docenti universitari, parroci e persino magistrati. Esposti e dossier sull’eccessivo numero di morti per tumore, un record assoluto, come quello di neonati malformati. Il «triangolo della morte» si chiama l’area che comprende il Petrolchimico: da Priolo Gargallo ad Augusta fino a Melilli. Un reticolo di tubi e ciminiere in un territorio dove si erge il parco archeologico di Siracusa, col teatro greco, l’orecchio di Dionisio e a poche centinaia di metri dal giardino dei papiri.

Il sequestro di due impianti disposto dal gip di Siracusa potrebbe aprire nuovi scenari in questo territorio ricco di contraddizioni. I sigilli sono stati apposti allo stabilimento Esso e agli impianti Isab Nord e Isab Sud del polo petrolchimico, tra i più importanti d’Europa. L’inchiesta scaturisce dai numerosi esposti e dalle denunce di cittadini, movimenti ambientalisti ed enti che lamentavano la cattiva qualità dell’aria. Un pool di sostituti, coordinati dal capo della procura Francesco Paolo Giordano, ha accertato un «significativo contributo al peggioramento della qualità dell’aria dovuto alle emissioni degli impianti». Nel suo provvedimento il gip subordina la restituzione degli impianti «all’imposizione di prescrizioni per consentirne l’adeguamento alle norme tecniche vigenti».

L’indagine si è avvalsa di una consulenza tecnica collegiale redatta da esperti che hanno svolto audizioni e acquisito una considerevole mole di dati e documenti. Le società hanno quindici giorni di tempo per decidere se aderire alle prescrizioni. La Esso e la raffineria impianti Sud dovranno ridurre le emissioni provenienti dall’impianto «con la copertura delle vasche costituenti l’impianto di trattamento acque». Dovrà essere presentato un progetto che non dovrà eccedere i 12 mesi, con garanzia fideiussoria. Gli stabilimenti Esso, Isab Nord e Isab Sud dovranno effettuare il monitoraggio del tetto di tutti i serbatoi contenenti prodotti volatili o mantenuti in condizioni di temperatura tali da generare emissioni diffuse; realizzare impianti di recupero vapori ai pontili di carico e scarico; adeguare i sistemi di monitoraggio delle emissioni, attraverso l’adozione di sistemi di monitoraggio in continuo, mettendo a disposizione i dati registrati per via telematica all’Arpa di Siracusa. Solo lo stabilimento Esso dovrà ridurre il livello delle emissioni in atmosfera sino al rispetto dei livelli previsti delle migliori tecnologie disponibili, in particolare la riduzione degli ossidi di zolfo in due camini, e degli ossidi di azoto in 21 camini.

Per il procuratore capo è «una prima risposta che si riesce a dare alla popolazione in questa materia molto complessa» e «alle innumerevoli istanze che sono arrivate dal territorio sin da quando io mi sono insediato nel settembre 2013». «Abbiamo lavorato tantissimo, abbiamo trovato degli esperti di livello nazionale con i quali abbiamo concertato le prescrizioni che poi abbiamo emanato», afferma. Per i Verdi «il sequestro da parte della Procura dimostra ancora una volta come le istituzioni non facciano il loro dovere e l’autorità giudiziaria debba supplire alle carenze di queste ultime».

Le parlamentari del Pd Sofia Amoddio e Marika Cirone Di Marco chiedono le dimissioni del professor Salvatore Sciacca che è contemporaneamente presidente del consorzio industriale protezione ambiente (Cipa) e del registro tumori integrato della Sicilia orientale. «Durante la presentazione del rapporto ambiente 2016, Sciacca, da presidente del Cipa che ha come soci i dirigenti delle industrie presenti nel petrolchimico, ha illustrato i dati acquisiti dalle centraline della rete di proprietà del Cipa dichiarando che le sostanze odorigene (principalmente i derivati del solfuro di idrogeno e gli idrocarburi non metanici), avvertite quasi giornalmente dalla popolazione, non rappresentano una fonte di pericolo per la salute umana, ma solo un disagio, un fastidio che deve essere eliminato», accusano le parlamentari.