Nessun passo indietro: «La strage di Ustica è il risultato di un atto di guerra sui cieli italiani: c’erano aerei che ronzavano intorno al Dc9 e uno di questi sparò. Come volete chiamarlo se non un atto di guerra?». E infatti «non ritratto niente», dice Giuliano Amato. «Non ho mai detto che stavo dicendo la verità», spiega. «Ho detto che adottavo e portavo avanti l’ipotesi più fortemente ritenuta, più o meno, credibile tra quelle formulate e che il mio scopo era quello di provocare un avvicinamento alla verità».

Sceglie la sede della stampa estera l’ex presidente del consiglio per rispondere alle polemiche seguite all’intervista rilasciata a «Repubblica» nella quale afferma che ad abbattere il Dc9, la sera del 27 giugno 1980, fu un missile sparato «per errore» da un aereo francese. Una tesi non nuova, già sostenuta in passato non solo da lui stesso, ma nel 2008 anche dall’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga e prima ancora ipotizzata anche da Rino Formica, ministro dei Trasporti all’epoca della strage. Allora perché tornare a parlarne oggi? «L’ho fatto per il peso della mia età», spiega Amato. «Sono un uomo di 85 anni. Avevo cominciato a pensare che questa ricerca, a cui le famiglie delle vittime non rinunciano, sta per arrivare a un tempo in cui diventa irrealizzabile, perché si muore».

In questo anche la morte di Andrea Purgatori, il giornalista che più di tutti ha indagato sulla strage e che Amato definisce «una voce importantissima», ha avuto il suo peso. Da qui la decisione di rivolgere due appelli. Il primo a chi sa qualcosa perché, a 43 anni da quei fatti, si decida a parlare: «Chi ha guidato un aereo potrebbe dire “ero io alla cloche di un aereo che quella notte era tra gli altri a ronzare attorno a Dc9». Ma anche ai generali italiani che «hanno vissuto questa vicenda e che sono ancora vivi e vogliono oggi mettersi in condizioni di lasciare questo mondo senza avere quel peso dentro di sé: parlino ora».

Il secondo appello è rivolto al presidente francese Emmanuel Macron. Amato nega di avergli chiesto di scusarsi.«Che sono scemo?», chiede. «Nell’intervista gli ho chiesto di occuparsi della cosa. Se è fondata allora deve chiedere scusa». Per Amato però Macron potrebbe avere un ruolo determinante nell’accertare la verità per il semplice fatto che nel 1980 il aveva appena due anni e mezzo, circostanza che lo rende «più libero di occuparsi di questa vicenda». Da chiarire ade esempio, c’è la vicenda della base aerea di Solerzana: «Le autorità francesi dicevano che era chiusa e poi tre testimoni che lavoravano lì dissero invece che era aperta»; spiega Amato. «Qui c’è un chiarimento importante da fare, e lo può fare al politica francese e non c’è bisogno che nessuno glielo chieda».

L’ex presidente interviene anche sul ruolo avuto dalla Nato. «Non è stato completamente chiaro», afferma. «Per quanto io ne sappia ha in parte collaborato in parte no. Ha collaborato non negando le carte che dimostravano che quella sera erano in volo in quella zona aerei americani, belgi, francesi, inglesi, ma asserendo che non era un’esercitazione Nato».
Sulla vicenda è intervenuta ieri anche la segretaria del Pd rivolgendosi a «tutte le istituzioni della repubblica». «Non è accettabile che dopo 43 anni non ci sia ancora piena verità», ha detto da Parigi Elly Schlein. «Il diritto alla verità è innanzitutto dei familiari delle vittime, ma spetta a tutto il Paese». I gruppi di Camera e Senato del pd hanno anche presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere al governo «quali iniziative necessarie e urgenti intenda assumere a livello internazionale, anche attraverso richieste formali, per garantire finalmente il pieno accertamento della verità dei fatti accaduti al DC9 Itavia».