Sanremo atto secondo dell’era Covid, non più con l’Ariston vuoto ma le misure restano rigidissime, come conferma il direttore di Rai1 Stefano Coletta. Così anche gli ascolti in anteprima dedicati alla stampa, per seguire il protocollo si dividono in due città – Roma e Milano – che accolgono giornalisti muniti di supergreen pass e debitamente ‘tamponati’. Sanremo atto terzo per Amadeus a cui mamma Rai ha chiesto ancora una volta di mettere in piedi una giostra che tenga alti gli ascolti, ineludibili per gli introiti pubblicitari. E così il conduttore ha apparecchiato finora un menù che tiene insieme Checco Zalone – che per la prima volta ha detto sì e si presume sarà il picco di audience della (prima?) serata e Cesare Cremonini, anche lui mai transitato sul palco dell’Ariston. Ancora in forse Fiorello, ma il suo pare un «nì»… Un pizzico di (finta) polemica l’ha poi scatenata l’affiancamento al quartetto di conduttrici (Ornella Muti, Lorena Cesarini, Maria Chiara Giannetta e Sabrina Ferilli) di Drusilla Foer, creatura televisiva e teatrale ‘en travesti’ dell’attore e cantante fiorentino Gianluca Gori. Un colpo ad hoc, in piena regola showbiz – e velatamente a supporto dell’affossato Ddl Zan – ma molti dimenticano le apparizioni in muliebri vesti di uno straordinario Paolo Poli nei sabato sera di Rai1 nei sessanta e settanta. Insomma, pailettes e coriandoli.

E POI c’è il cast, naturalmente, ricco, ricchissimo – 22 canzoni dei big più 3 proposte dai «talenti» selezionati da Sanremo giovani, per un totale di 25 pezzi che – nelle intenzioni del direttore artistico, dovrebbero rappresentare la scena del pop italiano: da quello più mainstream a quello radiofonico fino all’universo indefinito dello streaming. Amadeus conosce bene il suo mestiere e gli va dato atto di aver traghettato il festival proprio in quella direzione: attenzione al nome ma soprattutto all’orecchiabilità dei singoli brani e una certa attitudine verso il dancefloor. Così Rkomi – che per gli over 50 dice poco ma è stato il dominatore per un anno delle classifiche – costruisce con Insuperabile un tormentone ad hoc. Testo ad effetto: «Percepisco sangue fresco nelle mie vene a 180 mila giri su una coupè» e musica ad alta gradazione fm con tutti i cliché del genere. Ciao ciao dei bravissimi Rappresentante di Lista – gli unici ad aprire una finestra sul presente con riferimenti al Covid, è tutta giocata su una gustosa citazione della dance anni novanta. Punta ancor più indietro nel tempo l’accoppiata Ditonellapiaga e la ‘diva’ Rettore, che in Chimica ‘osano’ campionare con garbo I feel love di Donna Summer affogandola in un turbinio 4/4 rivestito da un testo infarcito di divertenti provocazioni: «e se mi arrabbio ci voglio riprovare e non m’importa del pudore delle suore, me ne sbatto totalmente». Lo zum zum di Dove si balla affidato al dj Dargen D’Amico, è trash oltre ogni immaginazione ma proprio per questo pericolosamente contagioso: «Dove si balla, fottitene e balla».

MA A SANREMO si sa – dove l’amore deve far rima con cuore – tranne eccezioni le liriche non graffiano. Accontentiamoci allora della liason in bilico fra alcova e nouvel cousin di Iva Zanicchi in Voglio amarti: «voglio amarti perché ho fame di te», pezzo ad effetto che ha un suo perché e che riecheggia certe hit di Mina. A garantire la quota kitsch il pasticcio costruito da Tananai, sublime sin da titolo: Sesso occasionale e incipit: «Non ricordo dove ho parcheggiato la mia macchina distrutta» (sic). Amore rigorosamente etero con l’eccezione dell’inedita accoppiata Mahmood e Blanco con Brividi , dove i contorni sfumati del pezzo e i pronomi sospesi lasciano intendere una doppia accezione. Più diretto Michele Bravi nel suo consueto «ambient» alla James Blake in Inverno dei fiori «Insegnami come si fa a non aspettarsi niente a parte quello che si ha. A bastarsi sempre».
Ad osare oltre il ‘radio friendly’ è curioso siano – per gusto e imprevedibilità negli arrangiamenti due vecchie conoscenze: Massimo Ranieri e Gianni Morandi. L’artista napoletano firma con un interpretazione impeccabile un gioiello griffato Fabio Ilaqua, Lettera di là dal mare, storia di migranti rivestita di pianoforte, bandoneon fisarmoniche e strumenti acustici, mentre Jovanotti regala al ‘ragazzo’ di Monghidoro Apri tutte le porte, un moderno shake con echi Motown, intriso di fiati e mezzi tempi che lo riportano agli esordi. Tanto pop e potenziali hit: da Sangiovanni con Farfalle (ma il ragazzo ha bisogno di un logopedista…), ad Ana Mena che su testo di Rocco Hunt in 200 mila ore sbriga la pratica latina, passando per Giusy Ferreri con Miele, targato Takagi & Ketra che l’hanno resa a più riprese regina delle estati.

DOPO IL TRIONFO inaspettato dei Måneskin lo scorso marzo, difficile ipotizzare già ora un vincitore, ma certo Elisa – di ritorno sul palco dell’Ariston ventun anni dopo averlo vinto con Luce, ha buone chance con Forse sei tu, valzer elettronico dall’impegnativa partitura vocale. Al Premio della Critica punta Giovanni Truppi, in gara con Tuo padre, mia madre, Lucia.