Andare oltre un ambientalismo impegnato per lo più a limitare i danni, e promuovere un’azione in grado di rimettere in discussione le basi stesse della convivenza dell’homo sedicente sapiens con la Terra.

A questo ha dedicato la sua vita Peter Berg (1937-2011), uno dei protagonisti della controcultura Usa anni ’60 e del movimento bioregionale.  Le Edizioni Mimesis hanno pubblicato ad aprile una selezione di suoi scritti dal titolo Alza la Posta!, curata da Giuseppe Moretti, contadino bio, tra i fondatori della Rete Bioregionale e successivamente del Sentiero Bioregionale (dal 1992 pubblica Lato Selvatico, newsletter dedicata alla diffusione dell’idea bioregionale in Italia).

Nei primi anni ’60 Peter Berg è attore di strada con il Mime Troupe e poi tra i fondatori dei Diggers, gruppo libertario che a San Francisco, nel quartiere hippie di Haight-Ashbury, prestava gratuitamente cure mediche, alloggi, assistenza, cibo e controinformazione. Protagonisti con lui di quell’esperienza erano Emmett Grogan – che raccontò quegli anni nel suo libro  Ringolevio – Peter Coyote e Billy Murcott. Nel 1973 dà vita a Planet Drum – organizzazione il cui logo era il tamburo sciamanico lappone – che due anni più tardi sfidò con successo lo stato della California, che voleva dirottare parte del fiume Sacramento per portare acqua alla esosa agricoltura della Central Valley e verso la megalopoli di Los Angeles.  Coinvolgendo le organizzazioni ambientaliste locali, radicalizzando la loro timida opposizione, si giunse a un referendum che vide la vittoria schiacciante del No al progetto.

L’idea bioregionale cominciò a  delinearsi nel 1972, dopo la prima Conferenza per l’Ambiente indetta a Stoccolma dalle Nazioni Unite. Peter Berg era lì, con un folto gruppo di attivisti, poeti e rappresentanti dei popoli nativi del quarto mondo, ma fu subito evidente che nessuno aveva intenzione di ascoltarli.

«Se di fatto in questo mondo – scriverà Berg – non c’è la possibilità per i popoli della Terra di far sentire la propria voce, allora forse non rimane che volgere lo sguardo verso la Terra per trovare una qualche altra forma di leggittimità».

Mettendo da parte la carta geografica politica, e concentrandosi su quella fisica, salta agli occhi che non ci sono nazioni e arbitrarie linee di frontiera, ma bioregioni distinte, i cui confini sono disegnati da fiumi, vallate, monti, la terra reale sulla quale ciascuno poggia i piedi. Per far fronte ai cambiamenti climatici in atto, al riscaldamento globale, all’inquinamento generale, non sarà sufficiente ridurre un po’ le emissioni, regolare l’uso dei pesticidi e adottare altre simili misure di contenimento.  Punto di partenza del bioregionalismo è re-imparare a vivere nel proprio luogo, studiandone le caratteristiche, le specificità,  le  esigenze. Riscoprire che la Terra non e’ una «natura morta» da sfruttare a proprio piacimento, ma un’entità vivente. Tornare a vivere in simbiosi con il pianeta e non più come parrassiti.

Sono indicativi in questo senso alcuni capitoli di Alza la Posta!: «Rinascere nativi nella regione della Baia di San Francisco», «Più che semplicemente salvare ciò che resta», «Una metamorfosi per le città: da grigie a verdi», «Imparare a diventare partner del proprio posto-vita».

Chiude il libro una intervista a Berg realizzata dallo scrittore ed ecologista  Derrick Jensen, che si apre con una bella frase di Berg: «Il luogo in cui abiti, ovunque esso sia, è vivo, e tu sei parte della sua vita».