Un’audizione parlamentare di un manager pubblico nel mezzo di una vertenza con circa 8 mila lavoratori in esubero è stata secretata. Nonostante la contrarietà di buona parte dei commissari, il presidente «operativo» di Ita Alfredo Altavilla ha deciso di non rendere pubbliche le sue parole – una facoltà quasi mai usata da chi viene ascoltato – trasformando la commissione Trasporti della camera come fosse al Copasir sui Servizi segreti.
Aggirando il presidio dei lavoratori nella vicina piazza San Silvestro protestavano contro la sua condatta, l’ex manager Fca si presentato in parlamento sorridente, assieme all’ad (silente) Fabio Lazzerini.

LA SECONDA ROTTURA coi sindacati – che lunedì a mezzanotte hanno abbandonato l’occupazione della sede Ita all’Eur – non ha per niente scalfito la sua linea: imporre il «modello Fca» nella nuova compagnia aerea che dal 15 ottobre prenderà il posto di Ita. Altavilla ha dunque confermato che da oggi partiranno le assunzioni dei 2.800 addetti «fatte in base ai curriculum, al merito e alle esperienze», ha dichiarato fugacemente ai giornalisti a margine dell’audizione. A loro sarà applicato un «regolamento aziendale» al posto del contratto nazionale con taglio del 40% del salario su tutte le mansioni – piloti, assistenti di volo, personale di terra, amministrativi – dei permessi e delle ferie rispetto ai già decurtati contratti Alitalia.

Non pago Altavilla si è perfino lamentato del prezzo base del bando che i commissari hanno fatto per il marchio Alitalia: «ci ha sorpresi, il valore è irrealistico». Peccato che sia l’unico bene (asset) che possa essere venduto dai commissari per ripagare creditori e «aiuto di stato da 900 milioni» al governo, come da sentenza della commissione europea: la trattativa privata sul perimetro «aviation» con la stessa Ita per 52 aerei più slot – permessi di volo – sarà pagata da Altavilla un prezzo irrisorio che va da un euro a pochi milioni.
Insomma, chi si aspettava un cambio di rotta dettato dal governo si era illuso.

ORA SOLO IL PARLAMENTO può intervenire per sollecitare il governo a farlo. Ci proveranno Pd, M5s e Leu che ieri hanno incontrato i sindacati e che giovedì presenteranno in aula alla camera una mozione al proposito. Per avere i numeri per l’approvazione servirebbero i voti della Lega. E qui le cose si complicano. Se i commissari leghisti sembravano battaglieri, ora le critiche ad Altavilla si sono fermate e un motivo c’è: «Il piano industriale di Ita è molto sbilanciato verso Linate – denuncia Stefano Fassina – i 7-8mila esuberi sono tutti su Roma mentre c’è un aumento di voli sullo scalo milanese». Insomma, premiando Linate lo stesso Altavilla si è guadagnato la non censura della Lega.

In attesa della mozione del parlamento, lavoratori e sindacati vanno avanti nella «mobilitazione continua» decisa lunedì.

«RESTIAMO UNITI. Non dobbiamo dividerci. Solo così ce la faremo. Non dobbiamo indietreggiare nemmeno di un millimetro». Questo l’appello lanciato ieri pomeriggio agli oltre 400 lavoratori Alitalia in presidio dalle 15 davanti alla sede della compagnia all’aeroporto di Fiumicino. «L’operazione Ita si sta consumando senza un arbitro – ha attaccato il segretario nazionale della Filt Cgil Fabrizio Cuscito – . Il presidente di Ita Alfredo Altavilla in audizione in Parlamento, ha detto che assumono con il Contratto collettivo nazionale e che non si può instaurare una discussione, altrimenti si allungano i tempi per la partenza della compagnia. Chiaramente quando lui sta lì, noi non abbiamo modo di confutare ciò che dice. Altavilla parla a persone che non sono tecniche, che non conoscono la materia. Ciò che abbiamo pertanto chiesto – ha detto ancora – è che venga aperto un tavolo di trattativa, dove ci sia il governo e dove noi possiamo dire la nostra così come l’azienda la sua. Si ragiona in maniera sana, così come si è sempre fatto, per provare a trovare una mediazione, un accordo».

Oggi nuove assemblee dei lavoratori dalle 10 alle 18 sempre davanti alla sede Alitalia e mobilitazione permanente fino allo sciopero nazionale del trasporto aereo di venerdì. «È tutto il comparto in crisi, non solo i lavoratori Alitalia», hanno commentato i sindacalisti, riferendosi ai licenziamenti Air Italy, sempre più vicini.