Un terremoto di dighe infrante, oltre le previsioni: è il temuto raddoppio dei voti per la destra razzista della Fpoe di Hans Christian Strache nell’Alta Austria, terza regione austriaca con un milione e mezzo di abitanti, chiamati alle urne domenica.

È la prima volta che il partito diretto dal successore di Joerg Haider arriva a vette finora raggiunte solo in Carinzia, al 30,4%. (In Carinzia però, dove ha governato, è stato spazzato via alle regionali del 2013). Il partito popolare (Oevp) del presidente della regione uscente Josef Puehringer in carica da 20 anni – il 99% lo ha indicato come motivo del proprio voto – nella sua roccaforte è sceso per la prima volta sotto il 40% , perdendo un 10%. È rimasto tuttavia il primo partito col 36,4% dei consensi. Non sufficiente per proseguire l’esperimento di coalizione con i Verdi in corso da 10 anni, non basta quel 1,1 % che gli ecologisti hanno guadagnato, attestandosi al 10,3. Debacle per i socialdemocratici che per la prima volta scendono sotto il 20%, col 18,4%, un 6,6% in meno.

Particolarmente debole e poco credibile il candidato Reinhold Entholzer, segretario regionale Spoe mandato in corsa : in luglio è stato in prima linea a protestare contro la creazione di un centro di accoglienza per rifugiati in Alta Austria , «un grave errore», ha ammesso in settembre partecipando al corteo fiaccolata pro rifugiati che ha sfilato per Linz alla vigilia del voto annullando persino la propria manifestazione conclusiva prevista in contemporanea. Ora sarà difficile formare una nuova coalizione di governo, Puehringer non si è sbilanciato in nessuna direzione.

Nelle urne ha vinto la paura sulla solidarietà? «Abbiamo pagato lo scotto del problema profughi, che non c’entra con la politica regionale, è nazionale e europea, e ha vinto proprio il partito che non ha nessuna soluzione da proporre», ha dichiarato Puehringer. Simile, la dichiarazione di Entholzer candidato Spoe.

Ha pagato avere una linea precisa, come la Fpoe, soziale Heimatpartei, partito patriottico sociale schierata con Orbàn: frontiere chiuse, col filo spinato, esercito alle frontiere, presunta solidarietà solo per i profughi “veri”, che non sono mai quelli in arrivo. «Per i rifugiati si cucina, si trovano alloggi, vestiti, qualunque cosa, si fanno concerti … e ai nostri disoccupati e senzatetto chi ci pensa?», è il ritornello che riesce a fare presa. Secondo molti commentatori la questione rifugiati ha influenzato e rafforzato l’esito del voto, ma non ne sarebbe la vera causa: pesano lo scontento generalizzato per il peggioramento delle condizioni di vita e la paura del futuro. In più la scarsa credibilità della politica e l’insofferenza verso il governo di coalizione tra la Spoe del cancelliere Werner Faymann e il partito popolare. Un governo diviso senza una linea chiara, considerato incapace di agire e risolvere problemi dalla maggioranza degli austriaci.

Il non posizionamento crea insicurezza negli elettori, che hanno punito quei partiti, secondo l’istituto Market. Solo un 3% sarebbe veramente contento del governo. Che conseguenze avrà il voto di domenica sulla partita cruciale del 11 ottobre dei comunali di Vienna, la più forte e ultima trincea rossa del paese? Si prospetta un duello ancora più duro tra Strache, anche a Vienna in forte ascesa e il sindaco uscente Michael Hauepl. La situazione politica è diversa da quella dell’Alta Austria. Il comune di Vienna ha una posizione netta e chiara a favore dell’accoglienza dei rifugiati. E rilancia: «Non cambiamo certo posizione, mostreremo che Vienna è diversa».