Quarantotto ore di allagamenti e nubifragi: ieri Positano, una delle perle della Costiera amalfitana, era ancora in ginocchio per l’effetto delle piogge arrivate lunedì, dopo gli incendi della scorsa estate, che hanno bruciato i Monti Lattari.

Tre i punti critici: la spiaggia, l’area dell’isola ecologica e le frazioni di Montepertuso e Nocelle.

Cumuli di pietre e fango si sono staccati dalla sommità dei crostoni e sono rovinati verso valle trascinando tronchi di alberi, scooter, persino un cancello di ferro divelto dalla muratura. Il torrente Rivo dei Mulini è esondato, peggiorando le cose. Il fiume di detriti ha invaso il deposito della Nettezza urbana, sulla strada statale che porta ad Amalfi, ed ha proseguito la corsa vero il vallone dei Mulini e quindi verso la spiaggia. Per liberare le strade e rimuovere le ostruzioni nel vallone sono stati inviati due mezzi pesanti, ma è stato necessario trasportarli via mare. La protezione civile sta lavorano per svuotare negozi e locali a piano terra invasi dall’acqua.

«È difficile fare la conta dei danni, pesantissimi, causati dal maltempo – spiega il sindaco Michele De Lucia –, la situazione è drammatica e non tende a migliorare perché continua a piovere incessantemente. Per ora teniamo le scuole chiuse». Voragini, black out della corrente, colate di fango e allagamenti in tutta l’area al confine tra il napoletano e il salernitano.

A Nocera Inferiore e Cava dei Tirreni i sindaci potrebbero essere costretti a sgomberare alcuni nuclei familiari (nel primo caso 25, nel secondo 13) che vivono al di sotto di costoni naturali, resi fragili dagli incendi della scorsa estate, a rischio smottamento. Critica la situazione anche a Castellammare di Stabia e Sorrento.

«Le piogge iniziate lunedì – spiega il geologo Franco Ortolani – sono state caratterizzate da vari nubifragi della durata di alcune decine di minuti che, laddove hanno investito versanti incendiati durante l’estate, hanno innescato i previsti flussi fangosi e fangoso detritici. Positano rientra tra i centri famosi nel mondo interessato dai dissesti post incendio: il vallone lungo cui scorre il flusso di acqua e fango è molto profondo, come un canyon, il problema è che non si dovevano strozzare le vie lungo le quali le piogge corrono verso il mare o cementificare gli alvei.

Nelle zone bruciate, le precipitazioni trovano il terreno impermeabilizzato dalla cenere, il terreno non assorbe come dovrebbe e non ci sono più le radici degli alberi a tenere le zolle, così si innescano questi flussi rapidissimi che trascinano giù tutto».

Nel 2010, poco distante da Positano, ad Atrani, morì annegata la venticinquenne Francesca Mansi, trascinata in mare da un’alluvione: il corpo venne ritrovato al largo delle isole Eolie in Sicilia».

La situazione è difficile anche ad Angri: «Durante l’estate i versanti boscati sono stati in parte devastati dal fuoco. Fino all’inizio di novembre solo a San Rufo, nel Vallo di Diano, si era verificato un nubifragio che aveva innescato flussi fangosi e detritici che hanno invaso anche l’area urbana oltre che le strade.

Anche ad Angri si sono verificate invasioni di acqua fangosa e detriti fino nel centro città, lungo strade che nel piano elaborato dall’Autorità di Bacino non erano stata individuate come aree a rischio di invasione di flussi fangoso detritici».