L’Allman Brothers Band nasce in Florida a fine anni ’60, per iniziativa di Duane Allman, già parte della rhythm section dei FAME Studios a Muscle Shoals, tempio del southern soul. Mago della slide guitar, Duane è stato raggiunto dal fratello Gregg (organo e canto) e si è unito a altri originali musicisti come il chitarrista Dickey Betts. La strana formazione con 2 chitarre soliste e 2 batterie, grazie a varie esibizioni viene scritturata dalla Capricorn Records, appena fondata a Macon, Georgia.

NELL’ARCO di 2 album, The Allman Brothers Band (’69) e Idlewild South (’70), l’ensemble conia un rock blues umorale, fluido, pieno di pathos ma elegante, con influssi country, soul e coltraniani, battezzando di fatto il southern rock. Ma l’incredibile vena jazzistica e spirituale del gruppo fatica a essere catturata in studio, così viene organizzata un’esibizione di 2 notti nel marzo 1971 a New York, registrata con tecniche d’avanguardia. Dalla selezione dei brani nasce At Fillmore East, considerato da molti il più grande album live di tutti i tempi, dove, tra originali della band e classici blues talora trasfigurati in jam abissali, il sound del gruppo raggiunge il suo vertice ponendolo come principale erede sia della psichedelia che del roots rock. Toccata la vetta, durante una pausa di registrazione del nuovo disco Duane Allman muore in un incidente motociclistico a Macon.

A CIRCA un anno di distanza anche il bassista Berry Oakley perisce in un incidente di moto, a pochi isolati da dove era avvenuto quello di Duane. Gli album solcati dalle 2 tragedie sono rispettivamente il doppio Eat A Peach, che, riprendendo jam del concerto al Fillmore e includendo nuovi brillanti brani tenta in qualche modo di scolpire un epitaffio dell’era di Duane e il bellissimo Brothers And Sisters, dove la vena country di Betts prende il sopravvento insieme alla sua leadership.

DOPODICHÉ i dissidi personali esploderanno, inaugurando carriere soliste anche con episodi notevoli. Tra abusi di sostanze, drammi giudiziari, cause economiche, disintegrazioni e rinascite, il gruppo riuscirà ancora a confezionare 8 lavori in studio che andranno da discrete variazioni di temi già noti a mediocri prodotti AOR, più numerosi altalenanti live. Il box Trouble No More: The 50th Anniversary Collection (Mercury) cerca ora di antologizzare, anche con numerosi inediti, l’intero percorso della band.