È mezzogiorno, Silvio Berlusconi attacca la sua conferenza stampa-show davanti alla telecamere, seduto al banchetto delle firme di piazza di Torre Argentina, a due passi dalla sede dei radicali. Il Cavaliere ha accettato l’«idea geniale per schivare il 9 settembre» di Pannella e ne dice di ogni. Nega di voler mettere in crisi il governo (il giorno prima ha detto il contrario), poi si ricontraddice: «È una cosa che rientra addirittura nell’assurdità il fatto che una forza democratica come il Pd pretenda, essendo alleata al governo con un’altra forza democratica come noi, che il Pdl possa restare al tavolo dell’esecutivo se gli si sottrare il fondatore». Per i titoli dei tg ce n’è in abbondanza, ma Pannella, dal suo fianco, non lascia al Cav la scena. Anzi gli ruba la battuta finale: «Volevo mandare tanti saluti a Marco. Direte a quale Marco, ci sono tanti marchi e marchette. A Marco Travaglio. Marco, scusami, tiè», gesto dell’ombrello.
In mattinata i due anziani leader si sono visti per la seconda volta – la prima venerdì a casa Pannella, stavolta a Palazzo Grazioli – per arrivare insieme al banchetto dove Berlusconi ha deciso di firmare i referendum sulla «giustizia giusta» (per la responsabilità civile dei magistrati, il rientro nelle funzioni dei magistrati fuori ruolo, la separazione delle carriere, contro l’abuso della custodia cautelare, per l’abolizione dell’ergastolo). Alla fine il Cavaliere li firma tutti e dodici, «per affermare il diritto dei cittadini a poter dare il loro voto». Quindi anche quelli dei radicali tendenza social «Cambiamo noi» (abolizione del reato di immigrazione clandestina, divorzio breve, 8permille, eliminazione delle norme che riempiono le carceri di consumatori di sostanze e abolizione del finanziamento ai partiti).
A ruota i notabili Pdl dichiarano entusiasmo per la via referendaria alla vendetta di Berlusconi sui giudici. Non tutti: Maurizio Gasparri loda i quesiti sulla giustizia ma avverte che gli altri, quelli ’sociali’, sostengono «tesi assolutamente sbagliate e da avversare». Contraddizioni in seno al popolo delle libertà.

La raccolta delle firme è giunta alla settimana finale e i radicali, che erano a un passo dalla resa, ora incalzano il Pd: «Berlusconi ha firmato anche i referendum su cui non è d’accordo», attacca Maurizio Turco, «è una occasione d’oro per amplissimi settori del Pd, di Sel e del M5S, per riuscire a votare in primavera leggi oggetto da parte loro di attenzione a dir poco critica». In realtà Sel partecipa alla battaglia di Cambiamo noi, (non però sul’abolizione dei soldi ai partiti). Grillo invece ha detto no ai quesiti sulla giustizia. Contro i quali l’Idv minaccia, si fa per dire, la costituzione del comitato per il no. Silenzio dal Pd, per ora. Qualche parlamentare, a titolo personale, ha firmato i quesiti ’sociali’. Ma il Nazareno ha mandato avanti l’Unità per bocciare la nuova tornata referendaria sulla giustizia.