La campagna elettorale per le europee è ormai avviata verso la rissa quotidiana tra soci di governo. Se venerdì Luigi Di Maio si era detto «molto preoccupato» perché in Europa la Lega si« alleerà con forze politiche che, in alcuni casi, negano l’Olocauso», ieri Matteo Salvini ha ribattuto: «Io rispondo col lavoro, con i fatti. Questa gente cerca fascisti, comunisti, nazisti, marziani, venusiani… ma i ministri sono pagati per lavorare».

A sua volta il capo politico 5S controreplica: «Afd nega la Shoah, è preoccupante. E da che pulpito viene la predica… ultimamente sento i leghisti un po’ nervosi». Se non si fosse capito, le «fonti» grilline spiegano la battuta sul pulpito e la predica: «Se contassimo le ore che lui passa in giro a dichiarare e a farsi selfie piuttosto che al ministero ci verrebbe da sorridere…».

Nel pomeriggio il ministro leghista Centinaio aveva chiesto ai colleghi grillini «di abbassare i toni: se si vuole governare bene bisogna condividere e non accusare i colleghi di maggioranza, altrimenti il rischio è di andare a casa». Ma è difficile che i pentastellati accolgano l’invito, visto che i sondaggi danno l’M5S in crescita.

Lo scontro del giorno tra Lega e M5S riguarda anche le opere pubbliche: «Se invece di polemizzare si lavorasse di più, si sbloccassero i cantieri fermi, l’Italia sarebbe un paese migliore», attacca Salvini. E Di Maio: lo sblocca cantieri, che è ancora al palo, «è un provvedimento di un governo in cui siamo tutti e due».

Però i due vicepremier ritrovano la sintonia sui rimborsi ai truffati dalle banche, tema che domani sarà affrontato da premier Conte con le associazioni dei risparmiatori. Del resto è lo stesso Di Maio a chiarire che le alleanze di Salvini tutto sommato non lo turbano più di tanto, perché «questo governo quando lavora sui fatti lavora bene, e io lavoro benissimo con Salvini e la Lega. Abbiamo problemi quando parliamo di temi ideologici che a volte sono di ultradestra».

Insomma, basta parlarne solo sotto elezioni.