Il quarto di finale dei campionati europei di calcio tra Spagna-Svizzera, che si giocherà stasera a San Pietroburgo, preoccupa le autorità sanitarie internazionali.

La Russia è in piena terza ondata e il pericolo che le partite contribuiscano a diffondere la variante “delta” è reale. Secondo l’Oms, l’attuale aumento dei casi di coronavirus in Europa, che nell’ultima settimana hanno fatto segnare +10%, è stato alimentato dagli spostamenti dei tifosi. «Non dobbiamo guardare solo agli stadi» ha detto la responsabile delle emergenze dell’Oms Catherine Smallwood. «Bisogna capire come si muovono le persone. Viaggiano in bus affollati? E quando lasciano gli stadi, vanno in bar pieni di gente per vedere gli altri match? Sono questi piccoli eventi ad alta frequenza a fomentare la diffusione del virus».

La Uefa però non ha voluto spostare i match. Spagna-Svizzera si giocherà alla Gazprom Arena come previsto.

Anche la Russia aveva visto scendere nettamente il numero di nuovi casi dopo il picco dello scorso autunno. Ma dall’inizio di giugno il virus ha ricominciato a correre. I contagi crescono di oltre ventimila unità ogni 24 ore, una cifra analoga a quella del Regno Unito. Ma mentre sull’isola il numero di pazienti gravi rimane basso, in Russia la terza ondata ha portato anche uno tsunami di ricoveri e decessi. Il numero quotidiano di vittime sfiora quota settecento, facendo segnare nuovi record dall’inizio della pandemia.

La differenza tra i due paesi non dipende dal virus. Come a Londra, anche in Russia circa il 90% dei casi è dovuto alla variante “delta”. A fare la differenza è la campagna vaccinale. Mentre il 70% degli inglesi ha ricevuto almeno una dose e gran parte della popolazione più fragile è stata messa al riparo, in Russia solo il 15% della popolazione è vaccinato. Perciò, sono ancora molti gli anziani che tornano ad affollare gli ospedali. Sui social russi e non solo circolano le foto dei pazienti adagiati nei corridoi dell’ospedale di San Pietroburgo, dove risulta occupato il 90% dei letti nei reparti Covid-19.

La questione vaccinale si sta trasformando in una questione politica. Se la popolazione russa non si vaccina, infatti, è per una specifica diffidenza nel vaccino russo Sputnik V, che secondo l’amministrazione Putin doveva rappresentare l’arma finale contro il virus. La sua rapidissima autorizzazione, risalente già all’agosto 2020, induce diffidenza nei russi. «La fiducia della popolazione nei confronti delle istituzioni sanitarie e della classe politica è crollata» ha spiegato alla Cnn Alexandra Arkhipova, antropologa all’università Ranepa di Mosca. Arkhipova parla di scarsa trasparenza intorno alla campagna vaccinale. Il comportamento ambiguo dello stesso Putin ha contribuito ad alimentarla. Dapprima ha minimizzato il rischio della pandemia, per diffondere l’impressione di una Russia in buone mani. Poi, il presidente ha preso a elogiare il vaccino Sputnik V come un simbolo dell’orgoglio nazionale. «È efficace come un kalashnikov» ha detto. Ma del leader russo, così pronto a esporsi a torso nudo per una battuta di pesca in Siberia, non è circolata alcuna immagine con la manica arrotolata sulla spalla e l’ago bene in vista – nell’era dei social, un must per famosi e non. Né Putin aveva mai voluto rivelare con quale vaccino si fosse immunizzato (oltre allo Sputnik V, la Russia ha prodotto anche EpiVacCorona), dando la stura a innumerevoli teorie del complotto.

Negli ultimi tempi è fiorito anche un mercato dei falsi certificati vaccinali, dato che l’accesso a bar e ristoranti e riservato a vaccinati e guariti. Secondo il centro studi “Yuri Levada” il 62% dei russi diffida del vaccino Sputnik V. Il Cremlino accusa il “Levada” di collaborare con le potenze straniere, ma per ora la vaccinazione rimane facoltativa. In ogni caso, l’obiettivo di immunizzare il 60% dei russi entro l’autunno appare lontano. Visto il flop, mercoledì il presidente è corso ai ripari e ha rivelato di essersi vaccinato in marzo con lo Sputnik V, come i militari. «Dopo tutto – ha scherzato fino a un certo punto – sono io il comandante dell’esercito».