Domani in Sardegna si vota per l’elezione del presidente della Regione. Seggi aperti per tutta la giornata di domenica. I risultati si conosceranno lunedì. La consultazione arriva in un momento del tutto particolare. Per Matteo Renzi sarà infatti il primo impegnativo test elettorale. Naturale quindi che su Cagliari si siano accesi in questi giorni tutti i riflettori nazionali. E che l’esito sia molto atteso. I principali candidati in corsa sono Ugo Cappellacci per il centrodestra, Francesco Pigliaru per il centrosinistra, Michela Murgia per la coalizione Sardegna possibile. C’è grande incertezza. Cappellacci e Pigliaru sarebbero testa a testa, ma Michela Murgia potrebbe rimontare grazie al voto degli indecisi, un’area che, a sole ventiquattro ore dal voto, è ancora molto vasta. Murgia punta anche sul consenso dei grillini, che alle ultime politiche hanno preso in Sardegna il 29,68 per cento dei voti e che alle regionali non sono riusciti a presentare una lista a causa delle laceranti divisioni interne al movimento.

Nell’isola il clima è teso. Ieri, nella giornata di chiusura dei comizi, con un blitz la giunta di centrodestra presieduta da Cappellacci ha adottato in via definitiva il nuovo Piano paesaggistico della Sardegna (Pps), mandando in soffitta il Piano paesaggistico regionale (Ppr) varato nel 2006 da Renato Soru. La delibera è stata approvata nonostante la mancanza della «valutazione ambientale strategica» (Vas) obbligatoria per legge, ed è quindi priva di effetti validi sul piano giuridico. Va anche ricordato che la revisione del Ppr targata Cappellacci è stata impugnata dal governo davanti alla Corte costituzionale su sollecitazione del ministero per i beni culturali.

Nell’antivigilia dell’apertura delle urne, con Berlusconi impegnato a sostenere Cappellacci in una convention del centrodestra ad Arborea e Francesco Pigliaru che ha battuto in autobus il nord Sardegna da Porto Torres a Olbia, la notizia dell’approvazione del Ppr è arrivata come una bomba. La prima reazione è stata di Pigliaru: «L’adozione del Pps da parte della giunta Cappellacci – ha detto il leader del centrosinistra – è un’approvazione di cartone, fatta soltanto per fini elettorali. Rimango a bocca aperta: il centrodestra ha avuto cinque anni per fare le cose nel modo corretto, confrontandosi con il governo secondo le regole. Invece, a conferma dell’incapacità di questa giunta, Cappellacci ha voluto forzare, mostrando un incredibile disprezzo per le regole».

Bordate a Cappellacci anche dal segretario di Rifondazione Paolo Ferrero, ieri a Cagliari per un tour elettorale. «Il voto serve a evitare che Cappellacci ritorni a essere il presidente della Sardegna: non solo non ha mantenuto le promesse, ma è evidente che non ha fatto nulla per il lavoro e per il territorio». «Lo dico anche – ha aggiunto Ferrero – a chi non è entusiasta dei candidati del centrosinistra: il voto a Michela Murgia non aiuta a mandare via Cappellacci». Anche Rifondazione fa parte della coalizione guidata da Pigliaru. Per Ferrero è il lavoro che deve stare al centro dei programmi, a Cagliari come a Roma. «Ma perché questo avvenga – ha aggiunto il segretario del Prc – con il voto bisogna rafforzare la sinistra». E in effetti il tema del lavoro è in Sardegna drammatico. Giovedì a Cagliari è ripartita la mobilitazione dei lavoratori in cassa integrazione della Alcoa, con un corteo davanti alla sede della Regione. Gli operai chiedono risposte sullo stato della vertenza, al momento in una fase di stallo, con la fabbrica chiusa, e la convocazione di un incontro al ministero per lo sviluppo economico. Durante il corteo i lavoratori hanno lanciato uova sui manifesti elettorali e hanno annunciato l’intenzione di restituire le schede elettorali.

Chi sembra assolutamente convinto della vittoria di Cappellacci è Berlusconi. «Non c’è bisogno – ha detto ad Arborea di fronte a migliaia di persone – di convincere i sardi: sanno già chi votare. Ugo, possiamo fare così: tu canti, io racconto storielle. E facciamo uno show patriottico». Poi l’attacco a Michela Murgia: «Ho saputo che la signora Murgia ha già presentato la sua giunta, e si è tenuta lei l’assessorato dei trasporti: forse da piccola giocava con i trenini. Ma lei è una che ha insegnato l’odio». Due accenni alla situazione nazionale: «Sono l’ultimo premier eletto dal popolo», con riferimento alla staffetta Letta-Renzi: «Nel 2009 avevo il consenso del 75% degli italiani. Ecco perché la magistratura ha deciso di farmi fuori. E nel 2001 contro di me c’è stato un golpe. Sono sceso in campo contro il comunismo, che ha fatto 120 milioni di morti». Berlusconi parlava ad Arborea, che quando fu fondata, nel 1928, si chiamava Mussolinia.