Nel booklet scorrono le tavole del fumettista Romeo Toffanetti ( Nathan Never) che raccontano una Pordenone distopica. Una città di rovine dove gli uomini sono ombre e assenze. Il flautista Massimo De Mattia rilancia il suo quartetto Suono Madre con un’altra opera politica di denuncia che parte dalla sua città ma vuole estendere lo sguardo a tutto il pianeta. Il flauti del leader, le tastiere di Giorgio Pacorig e le percussioni di Zlatko Kaucic, batteria, e Luigi Vitale (vibrafono e balafon) disegnano arabeschi elettroacustici, formicolii, strati di suoni aspri e violenti. Evocano  spazi desolati oppure incantati deserti cosmici; in Beyond the Anthropocene il flauto del leader ha un lirismo struggente. Non c’è compiacimento virtuosistico ma percorsi alla ricerca della bellezza. La musica è completamente improvvisata e registrata rigorosamente dal vivo come nel precedente cd e per De Mattia si tratta di una scelta etica e estetica. RIOT inscena una rivolta artistica contro «lo stato delle cose esistenti», il delirio sovranista e la devastazione ambientale.