Senatori e deputati riuniti in seduta comune, discorsi ufficiali della seconda e terza carica dello stato, silenziosa presenza della prima, tanti partigiani con i fazzoletti tricolore al collo, relazioni storiche, testimonianze, ma alla fine il momento che più ha emozionato della celebrazione ufficiale alla camera dei deputati del settant’esimo anniversario della Liberazione è stato l’imprevisto canto di Bella ciao, partito fuori programma dai banchi del Pd – a farlo partire la «giovane turca» piemontese Chiara Gribaudo – e lentamente estesosi a tutto l’emiciclo. Quasi tutto, certo non hanno cantato La Russa e soci. Anzi, il nerissimo ex ministro della difesa poi si è lamentato che la manifestazione sia caduta nel giorno dell’omicidio dei fratelli Mattei «bruciati vivi da chi arbitrariamente si proclamava nuovo partigiano».

E in effetti è stato strano trovarsi a ricordare il 25 aprile con nove giorni di anticipo, ma la spiegazione è che la settimana prossima il presidente della Repubblica sarà all’estero per due giorni e nelle altre date il calendario di Montecitorio è pieno zeppo di sedute. Come si sa il governo vuole che il parlamento corra, perché entro fine aprile dovrà approdare alla camera la nuova legge elettorale che rappresenta la metà della «grande riforma» delle istituzioni che Renzi sta spingendo. L’altra metà è la riscrittura di oltre un terzo della Costituzione «nata dalla Resistenza», ma di questo ieri durante la cerimonia ufficiale a Montecitorio non si è parlato. Nemmeno un cenno alla riscrittura in corso della carta nelle relazioni della presidente della camera Boldrini e del presidente del senato Grasso, anche la storica Ponzani e il presidente dell’Anpi Smuraglia hanno evitato l’argomento. Emozionante l’intervento di Marisa Cinciari Rodano, che fu impegnata nella resistenza romana e poi nel dopoguerra fu la prima donna vice presidente della camera, oltre che la moglie di Franco Rodano. Persino commovente quello di Michele Montagano, ufficiale del regio esercito internato nel campo nazista di Bergen Belsen e oggi vice presidente dell’associazione reduci dalla prigionia.

Al termine Mattarella, Grasso e Boldrini hanno abbracciato i partigiani e le partigiane. Il presidente della Repubblica non ha parlato. Ma a Micromega ha detto che la ricerca storica sulla Resistenza «deve svilupparsi» ma «senza pericolose equiparazioni» fra fascisti e antifascisti.