Qualche anno fa parlavo con un amico il quale insisteva sul fatto che un attore famoso fosse gay – non dirò il nome dell’attore ma vi basti sapere che fa rima con Pom Fooz. Ho risposto così: ‘ma è sposato’ e il mio amico: ‘anche Elton John era sposato!’ Ed è vero. John sposò la tedesca Renate Blauel nel 1984. La sua sessualità era sempre stata messa un po’ in discussione. In un’intervista del 1976 rivelò di essere bisessuale. All’epoca era in buona compagnia. Freddie Mercury, Lou Reed e David Bowie erano disponibili a rapporti omosessuali pur mantenendo aperta la porta alle donne. Ma decenni di androginia e ambiguità finirono negli anni Ottanta con una nuova moralità e i valori a favore della famiglia promossi da Reagan e Thatcher e l’orrore dell’AIDS dietro l’angolo; così Bowie, Reed e John prendono moglie e John canta anche «I wanna kiss the bride» – voglio baciare la sposa! Naturalmente non era colpa di John e fu con ovvio sollievo che lui poté finalmente uscire dall’armadio – come si dice in inglese ‘come out of the closet’, e sposare David Furnish, ora suo marito, nel 2014.

Ma adesso c’è un film di Elton John – Rocketman – e sembra che agli studio sia tornata la voglia di rinchiuderlo nuovamente nell’armadio. Il giornale inglese The Daily Mail ha riportato che c’è una scena di circa quaranta secondi in cui Taron Egerton nei panni di John e il suo amante/manager John Reid (Richard Madden) sono nudi a letto. Non è una scena di sesso ma secondo i produttori c’è la possibilità che il film perda il certificato PG-13 con grave conseguenze al botteghino. Lo Squalo era PG-13; possiamo capire una gamba mozzata e sanguinosa: ok. Ma quattro chiappe: non è ok. Bohemian Rhapsody non ha avuto problemi perché il film – nonostante il regista gay – ha sciacquato via tutta l’omosessualità, lasciandone solo alcune tracce. Accanto al film su Napoleone di Stanley Kubrick come il più grande film mai realizzato, abbiamo anche la versione di Bohemian Rhapsody ideata da Sacha Baron Cohen che voleva ritrarre Freddie Mercury come il più grande «party animal» mai vissuto. Invece, con Rami Malek abbiamo il maledetto buon gusto: l’amica-fidanzata, la famiglia religiosa e i buoni amici persi per strada, anche se solo per il momento, nel periodo in cui frequenta gli squallidi – almeno è così che il film presenta – nightclub affollati da omosessuali. Ed è solo quando Mercury incontra un gay buono, dopo una lunga relazione con un gay cattivo che tutto si può risolvere. A proposito del ‘cattivo’ – Paul Prenter – anche lui morì di AIDS nel 1991, lo stesso anno di Mercury. Ci piacciono i film sui gay se sono tragici e se gli attori sono eterosessuali – ma se c’è il rischio di una perdita economica, beh allora si può tagliare tutto.