La giustificazione ufficiale dell’ennesimo rinvio è stata l’assenza del management Alitalia al tavolo di discussione. “La vera trattativa partirà martedì prossimo – ha fatto sapere l’Ugl – quando al ministero ci sarà anche l’azienda”. Intanto però si continua a volare a vista. Con una serie di prese di posizione – tutte negative – che lasciano dubbiosi anche i più ottimisti su un esito positivo dell’alleanza fra l’ex compagnia di bandiera italiana e gli arabi di Etihad. Perché non c’ è solo il nodo dei 2.251 “esuberi strutturali” a dover essere sciolto: prova ne sono le perplessità manifestate dagli azionisti Cai di Poste Italiane, che chiedono di conoscere nel dettaglio il nuovo piano industriale, prima di decidere un eventuale nuovo investimento nella futura compagnia aerea.

L’incontro di ieri tra il ministro dei trasporti Maurizio Lupi, quello del lavoro Giuliano Poletti, e i leader della triplice confederale (più l’Ugl) con le rispettive federazioni di categorie, ha cancellato anche le speranze di una riduzione del numero degli addetti Alitalia che dovranno lasciare l’azienda. “I numeri sono molto chiari nel piano industriale – ha ribadito Lupi – sono i famosi 2.251 addetti. Il lavoro che si deve fare è quello di verificare se, all’interno del perimetro e della filiera industriale, si possa pensare a una loro ricollocazione prima della mobilità”.

Dal titolare dei trasporti, che appare sempre più in difficoltà, è arrivata la conferma che al governo non dispiacerebbe una ricollocazione di parte dei lavoratori Alitalia nelle Poste: “Sono ipotesi che non tocca a noi stabilire, ma è una strada che si può quantomeno verificare”. Però il cda di Poste ha già fatto notare che ci sono ancora troppe carte coperte nella partita Alitalia-Etihad: “L’alleanza può creare le premesse per il potenziamento e il rilancio della compagnia aerea. Non sono però ancora stati forniti da Alitalia tutti gli elementi necessari ad una compiuta valutazione dell’impatto che l’accordo potrà avere sulla struttura del capitale e del debito dell’azienda”. Le conclusioni di Poste sono disarmanti, almeno dal punto di vista del governo: “L’interesse della società continua ad essere legato alle sinergie industriali e commerciali da realizzare nella logistica. Il Cda valuterà eventuali nuovi investimenti solo dopo un’attenta analisi dei ritorni economici e finanziari associati al piano industriale e alla struttura societaria”.

Fuoco incrociato sulla trattativa è arrivato anche dagli attuali, principali azionisti di Alitalia-Cai: “Senza la piena adesione del sindacato al piano industriale – ha spiegato il presidente del cdg di Intesa San Paolo, Gian Maria Gros-Pietro – non siamo disposti a partecipare al finanziamento”. Ma la Cgil tiene ferma la barra: “Abbiamo fatto presente ai ministri Lupi e Poletti le condizioni necessarie per affrontare la trattativa su basi certe – spiega Franco Nasso della Filt – prima di tutto l’azienda deve rendere noti i contenuti del piano industriale e non limitarsi a sommarie descrizioni come avvenuto fino ad oggi. Poi, in relazione al piano e alle prospettive di sviluppo e riorganizzazione industriale della nuova Alitalia, vanno ricercate le soluzioni affinché nessuno resti senza lavoro”. Riepiloga Susanna Camusso: “Abbiamo detto che non si può avere un’altra vicenda Alitalia che si tradurrebbe in migliaia di esuberi”.

Sul piede di guerra ci sono anche le associazioni dei piloti e degli assistenti di volo. Anpac, Avia e Anapv denunciano di non essere state convocate insieme ai sindacati confederali, e in risposta annunciano per il 20 luglio uno sciopero di 24 ore dei loro associati in tutte le compagnie aeree sul territorio nazionale. E’ fissata invece per domani mattina una manifestazione dei lavoratori Alitalia di Fiumicino, ai quali arriva la solidarietà e l’adesione di Sel, proprio davanti palazzo Chigi. Lì dove è stato annunciato che Alitalia ed Etihad saranno le compagnie aeree ufficiali per l’Expo 2015. Un modo come un altro per guardare al futuro, e non pensare ai guai del presente.