Nella sciarada Alitalia mancava soltanto la manifestazione di interesse di Claudio Lotito. Un’anticipazione confermata alle agenzie di stampa dal presidente della Ss Lazio e consigliere della Figc, che ha formalizzato una offerta riservata sull’ex compagnia di bandiera. O meglio, sul 40% che manca per completare un puzzle che vede al momento il gruppo Fs pronto a mettere il 30%, la statunitense Delta Airlines il 15%, e lo stesso ministero dell’economia e finanza un altro 15%.
La notizia dell’interesse di Lotito ha finito per far passare in secondo piano l’arrivo della sempre più probabile, ennesima proroga di un mese, la quarta, che i commissari straordinari di Alitalia (Laghi, Discepolo e Paleari), di concerto con il governo, saranno costretti ad accettare. Insomma si andrà al 15 luglio. Con buona pace di Matteo Salvini, che due giorni fa a Porta a Porta aveva solennemente assicurato che “la questione Alitalia si chiude nelle prossime ore”.
A Salvini è sembrato rispondere il collega pentastellato Danilo Toninelli. Il ministro di infrastrutture e trasporti, alla domanda su una possibile nuova proroga, ha risposto: “Non sarebbe un problema”. Affermazione rischiosa sul piano strettamente economico – per gli analisti del settore Alitalia perde circa un milione al giorno, ed è da due anni in amministrazione straordinaria – ma più comprensibile guardando alle difficoltà emerse nella costruzione della newco. Una compagine azionaria che, non va dimenticato, dovrà restituire 900 milioni di prestito pubblico, al netto degli interessi, oltre a dover dare una robusta solidità di capitale alle compagnia aerea.
A questo dato si potrebbe poi aggiungere che, alla dichiarata preferenza di Salvini per l’ingresso nella newco di Atlantia (gruppo Benetton), la risposta della società che ha in pancia, fra le tante, numerose concessioni autostradali, è stata anche ieri negativa: “In relazione ad alcune indiscrezioni pubblicate oggi, Atlantia ribadisce che sulla vicenda Alitalia la sua posizione non è cambiata rispetto alle ripetute dichiarazioni pubbliche del Ceo Giovanni Castellucci. Nessun fondamento quindi possono avere notizie circa presunti accordi, ancorché preliminari, per una eventuale partecipazione alla newco Alitalia”.
Di Alitalia si è parlato anche nel vertice che si è svolto a Palazzo Chigi fra il premier Conte, i due vice Di Maio e Salvini, e il ministro dell’economia Tria. Al termine la Lega ha fatto sapere “che sono state valutate le manifestazioni di interesse pervenute, per definire presto la questione”. Un ben più prudente Tria, al question time a Montecitorio, si è limitato a spiegare i passaggi tecnici e giuridici necessari per il passaggio di Alitalia ad una nuova proprietà con all’interno il Mef. Comprese le valutazioni che dovrebbero fare sia i commissari straordinari che il Mise.
Mentre le organizzazioni sindacali sono rimaste silenziose nell’attesa di passaggi concreti sulla vicenda, a farsi sentire è stato il Pd con Andrea Martella. Non certo tenero con l’esecutivo giallobruno: “Sul dossier Alitalia continua ad esserci zero trasparenza e assoluta mancanza di chiarezza da parte del governo, che brancola nel buio e va avanti per tentativi. Si continua a discutere di partner industriali, di alleanze, di ingresso nell’azionariato dello Stato, di futuro dei lavoratori. Ma sostanzialmente ad oggi, dopo mesi di stallo, ancora non si conosce il piano industriale, su quali rotte investirà la compagnia, il tipo di flotta di cui potrebbe avere bisogno, così come altri importanti dettagli relativi al perimetro aziendale”.