Ottava proroga e futuro sempre più nero. Niente offerta vincolante e cordata ancora in alto mare. Alitalia non sarà la nuova Ilva: rischia di essere molto peggio. La figuraccia del ministro Patuanelli, che anche mercoledì si diceva «ottimista», cozza con la realtà. E ora tocca a Giuseppe Conte prendersi il peso della seconda crisi aziendale in pochi giorni non risolta dal Mise.
Nel giorno della settima scadenza dei termini per l’offerta vincolante – da marzo sono già quattro, la cordata capeggiata da Fs arriva sfilacciata e senza le condizioni per mettere in piedi nemmeno il consorzio acquirente. Il presidente del consiglio prova dunque ad assicurare l’impegno del governo: «Ci deve essere una via di uscita, dobbiamo trovare una soluzione». La strada al momento sembra quella di concedere altro tempo, probabilmente altre 2-3 settimane: decideranno i commissari e il Mise. Nel frattempo, mentre Delta si dice pronta a lavorare con altri soggetti per mettere in piedi il consorzio, su Atlantia cala nuovamente la scure del leader M5s Di Maio che avverte: niente «baratti» con le concessioni autostradali.
Fs ha preso atto della situazione di stallo, dopo l’ennesimo nein di Lufthansa ad entrare nel capitale, portandosi dietro lo stand by del suo sponsor Atlantia. «Alla fine della scadenza di oggi faremo le valutazioni del caso», spiega Conte, assicurando che «il governo si impegnerà perché ci sia una soluzione industriale di mercato», non qualcosa di «provvisorio», cercando di «conservare un player nazionale» per «rafforzare il sistema Italia».
Allo stato sul tavolo, oltre al confermato impegno di Fs, resta la disponibilità di Delta ad investire fino a 100 milioni per il 10%: lo abbiamo «ben espresso» a Fs e al Mise, assicurano gli americani, che si dicono pronti a lavorare «con altri soggetti per sviluppare un consorzio di investitori coerente e con una visione comune».
La palla è ora nelle mani dei commissari che oggi dovrebbero inviare le proprie valutazioni al Mise, cui tocca decidere sulla nona proroga. Possibilità tra l’altro già ventilata già sia dai commissari che dal ministro Patuanelli, purché resti fermo l’obiettivo del closing a marzo. La situazione però preoccupa fortemente i sindacati, allarmati da un’infinita attesa che «danneggia pesantemente Alitalia e rischia di pregiudicarne la sopravvivenza». Filt Cgil, Fit Cisl, Uilt e Ugl hanno già in cantiere uno sciopero di 24 ore di tutto il trasporto aereo il 13 dicembre e chiedono a Conte il rispetto degli impegni assunti, minacciando altre azioni di mobilitazione. Al premier si rivolgono anche Cub, AirCrew e NavAid che sollecitano un incontro urgente.