Mentre Lufthansa invita i maggiori quotidiani – Corriere, Repubblica, Sole24Ore, La Stampa e Messaggero – a Francoforte per illustrare la «nuova Alitalia» con 6.500 dipendenti invece degli attuali 10.500, il governo presenta il nuovo commissario Giuseppe Leogrande ai sindacati promettendo che «non svenderà» l’ex compagnia di bandiera ai tedeschi e che «si riparte da zero».

NON CHE CI SI POSSA FIDARE di un governo ondivago che convoca Fit Cisl Filt Cgil, Uilt e Usb solo dopo lo sciopero riuscito di venerdì 13 e che ha cambiato in corsa strategia solo perché la cordata Fs-Atlantia si è dissolta dopo otto proroghe per una proposta di acquisto mai arrivata, mandando a monte il primo matrimonio ferro-cielo della storia.
Il neo commissario Leogrande prenderà servizio oggi in Alitalia. Cercherà di ripetere l’indubbio successo collezionato con Blue Panorama, la compagnia risanata dal 2014 e venduta nel 2018 al gruppo italiano Uvet di Luca Patanè che opera nel settore turismo. Ma il metro di paragone tra le due compagnie dà l’idea della difficoltà: sebbene sempre più piccola, Alitalia ha 113 aerei contro i soli 18 di Blue Panorama.
«Sono un avvocato esperto di gestione di imprese in stato patologico». Così Leogrande si è presentato ai sindacati. Per poi precisare: «Ho sempre trovato collaborazione dai sindacati e siamo sempre riusciti ad arrivare in fondo. Chi mi conosce sa che non faccio disastri». Sul suo mandato è stato più vago: «Non c’è pasta precotta. Incontrerò Delta che me lo ha chiesto e chiunque me lo chiederà».

Il grande spauracchio dei sindacati è il cosiddetto spezzatino: la separazione della parte volo dalla manutenzione – con i suoi circa mille addetti che verrebbero più che dimezzati – e dall’handling – con 3.200 dipendenti che si occupano dei bagagli. Lufthansa spinge perché sia Aeroporti di Roma – di proprietà Atlantia – a farsi carico di questi ultimi per arrivare a soli 6.500 dipendenti – anche grazie a prepensionamenti e incentivi, naturalmente a carico dello Stato.
LA SCELTA DI LEOGRANDE viene rivendicata dal ministro Stefano Patuanelli – «Al commissario ho dato il mandato per trovare le migliori soluzioni per il rilancio di Alitalia» – che si è sforzato però di allontanare il fantasma della ristrutturazione «modello Lufthansa»: «Ho incontrato una sola volta i vertici di Lufthansa quando ribadirono la disponibilità solo ad un accordo commerciale. Non si può dire che vogliamo regalare Alitalia a Lufthansa». Il ministro poi cercato di rassicurare i sindacati: «Cercheremo di assicurare il massimo livello occupazionale», ringraziando poi «i lavoratori Alitalia per l’impegno in questo momento difficile».
L’ALTRA NOTIZIA DATA da Patuanelli ai sindacati è che per ora l’intervento diretto del ministero dell’Economia non ci sarà. Con il decreto Alitalia e i suoi 400 milioni in discussione in parlamento per la conversione, Patuanelli ha spiegato che «ad oggi non c’è l’esigenza dell’ingresso del Mef» – perché i 150 milioni di capitale inizialmente previsti erano pari agli interessi maturati per il prestito ponte – sebbene questo «non significa escludere» un possibile intervento del Tesoro nel capitale della compagnia.
Da oggi dunque parte l’era Leogrande. Su come si concluderà è difficile fare previsioni, di certo interverrà pesantemente sull’attuale Alitalia con una «ristrutturazione seria con responsabilità» che partirà da ridiscutere i contratti sul «leasing aerei» e «non dagli esuberi». Si porterà con lui un «team di esperti», con molta probabilità gli stessi che lo accompagnarono in Blue Panorama, come Giancarlo Zeni rimasto come amministratore delegato.

I sindacati accolgono le parole del duo Patuanelli-Leogrande con sollievo. Al tavolo «non hanno dichiarato esuberi o spacchettamenti», dice la numero uno della Cisl Annamaria Furlan. E già questo, prosegue, «è positivo». Ora sottolinea il segretario generale Uil Carmelo Barbagallo, «serve piano industriale e convocazione». L’invito di Landini è quello «di non andare a trattare con il cappello in mano: ci sono diversi interessati, compreso AirFrance», sottolineando che «Delta e Lufthansa sono in due alleanze globali opposte, non facciamo il tifo per una o l’altra: guardiamo il piano».