E’ un’Alitalia perlomeno dimezzata quella che, dopo l’estate, dovrà affrontare una concorrenza sempre più agguerrita nel settore del trasporto aereo post-pandemia. Una compagnia di nuovo conio a nome Ita che al limite potrà mantenere anche il suo vecchio marchio, ma che rispetto all’attuale perimetro aziendale subirà un ridimensionamento tale da renderla, secondo i sindacati di base, facile preda di big player come Lufthansa o Delta Airlines. Con una emorragia occupazionale di 6/7mila addetti diretti, dall’handling alla manutenzione, una flotta ridotta del 50%, e con riflessi negativi per l’intero, già sofferente comparto aeroportuale italiano.
Questo quanto è emerso dalle risposte del ministro Daniele Franco al question time di Montecitorio su una interrogazione di Leu, e dal confronto fra la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager e il ministro Giancarlo Giorgetti, con lo stesso Franco collegato in videoconferenza. “Il governo si rassegna ad un accordo insostenibile con Bruxelles – ha tirato le somme Stefano Fassina – il negoziato determina un quadro di incertezza pesantissimo per il futuro industriale e per lavoratrici e lavoratori, oltre 11mila direttamente coinvolti e almeno 30mila dell’indotto”.
Nel rispondere all’interrogazione, il ministro Franco è stato sufficientemente chiaro nel delineare il futuro di Ita: “Un perimetro più contenuto rispetto ad Alitalia in termini di rotte, flotta e attività collegate, ma coerente con l’impostazione del piano della nuova società”. Dal responsabile del dicastero economico del governo Draghi, anche un’anticipazione sul confronto con l’Ue: “La discussione è in via di definizione con l’obiettivo di massimizzare l’efficacia del piano industriale di Ita, nel rispetto del principio di discontinuità e dei criteri dell’operatore in una economia di mercato”.
In altre parole è una vittoria di Vestager. E dopo l’incontro con i ministri italiani, la commissaria alla concorrenza detta una dichiarazione che fa capire come i giochi siano fatti: “La Commissione sostiene gli sforzi dell’Italia per preparare il più presto possibile il lancio di Ita come nuovo e vitale attore di mercato, in linea con le norme dell’Ue”.
In reazione, già questa mattina alcune sigle sindacali di base – Cub, Acc, Navaid e Usb – manifesteranno davanti al ministero dell’Economia. “Non ci arrendiamo nel ribadire che il nostro Paese ha bisogno di una Alitalia unica, pubblica e globale – spiega Antonio Amoroso dei Cub – anche e soprattutto ora che Bruxelles sembra aver dato il via libera alla partenza di Ita. Questo è un progetto nato morto, destinato a naufragare insieme ai 3 miliardi di denaro pubblico investiti su Ita. Migliaia di lavoratori, insieme alle loro famiglie, saranno sul lastrico e Alitalia verrà smembrata. I giochi intorno a Ita sono già in corso da tempo, ma ormai siamo agli sgoccioli: i colossi della concorrenza, da Lufthansa e Delta Airlines, sono pronti a spartirsi quello che resta della compagnia di bandiera italiana”.