La nuova Alitalia non sarà tedesca: Lufthansa per ora è fuori dai giochi. Ieri Ferrovie dello Stato, capofila della prima alleanza ferro-cielo al mondo, ha annunciato che «avvierà una trattativa» con il gigante americano Delta Airlines e con la low cost inglese Easy Jet «al fine di proseguire nella definizione degli elementi portanti del piano della nuova Alitalia». La nota del consiglio di amministrazione è arrivata in contemporanea a quella del consiglio dei ministri che ha annunciato la partecipazione azionaria del ministero dell’Economia «a condizione della sostenibilità del piano industriale e in conformità con la normativa europea».

Si delinea dunque la nuova compagine azionaria dell’ennisimo salvataggio necessario per la nostra ex compagnia di bandiera. Rispetto alle previsioni recenti l’unica defezione è quella di Air France-Klm, arrivata da Parigi in risposta agli incontri di Di Maio contro i leader dei gillet gialli, vista come ingerenza da Macron.

Oggi invece Di Maio dovrebbe annunciare qualche elemento in più ai sindacati nell’incontro previsto alle 11,30 al Mise. Preoccupati per il numero di esuberi sugli 11mila lavoratori rimasti – Lufthansa parlava di almeno 3mila persone da tagliare – Cgil, Cisl e Uil (oggi all’incontro saranno presenti Landini e Barbagallo) assieme ai Usb, Cub e ai sindacati autonomi chiederanno al vicepremier impegni precisi sui livelli occupazionali.
Il progetto di Delta punterebbe ad un’Alitalia leggermente più piccola, con una riduzione degli aeromobili da 118 a 110 e una forza lavoro di 9-10 mila lavoratori (e conseguenti 2-3 mila esuberi). L’intenzione degli americani sarebbe di entrare nella newco con il 20%, affiancati da easyJet con un altro 20%. Il governo, invece, potrebbe convertire in equity il prestito ponte da 900 milioni con una quota del 15%, analoga a quella del governo in Air France. Difficile invece che altre partecipate – Leonardo o Poste – o Cassa depositi e prestiti entrino nel capitale.