Il fino a ieri bellicoso ministro dei trasporti Maurizio Lupi ingrana la retromarcia: «Alfano non deve dimettersi da ministro ma dobbiamo rilanciare la nostra azione di Governo, non dobbiamo cambiare organigrammi ma logica politica». Il coordinatore Gaetano Quagliariello, intervistato da Libero, alza la voce: «Serve un confronto per capire se ci sono ancora le condizioni per realizzare le riforme. Se si rinnova l’accordo, stare al governo avrebbe un senso», altrimenti Renzi «il pavimento della nuova Italia lo costruirà con qualcun altro». E se ci sono alfaniani pronti a trasmigrare verso un nuovo gruppo di cosiddetti responsabili pronti a fare da stampella al governo, «chissene frega». Anzi, «ci libererebbe da un peso, dal senso di responsabilità che è stato alla base della nostra permanenza al governo per evitare la fine anticipata della legislatura e il fallimento delle riforme». La fine anticipata della legislatura viene per prima, perché è su quello, sulla scarsissima voglia dei parlamentari di metterci la parola fine, che conta Matteo Renzi.

E’ per questo Angelino Alfano, leader di un Ncd che non si è ancora ripreso dalla batosta presa nella partita del Quirinale e nel quale le lame restano affilate, il fantasma dei responsabili cerca invece di allontanarlo: «Noi ci siamo per sostenere le riforme, per cambiare il paese. Quindi con i nostri voti e i nostri numeri in parlamento c’è la maggioranza per proseguire il cammino delle riforme», dice al Tg3. Insomma, il ministro dell’interno vuole che si sappia che senza i voti di Ncd non se ne fa niente. Ma più che a una minaccia, assomiglia a una preghiera. E poiché le sirene azzurre (ma anche quelle verdi Lega) stanno attraendo diversi alfaniani, dal partito si fa sapere che, nonostante la selva di dichiarazioni dei piddini all’insegna del «se Berlusconi non ci sta più tanto meglio», Ncd «non rinuncerà a dialogare con Forza Italia». «Speriamo ci possa essere un riaggancio di Fi al treno delle riforme», dice Alfano, ma «noi comunque ci siamo». E il partito, figurarsi, è compatto, unito, «c’è stata più una tempesta mediatica che un fatto sostanziale, siamo uniti per sostenere il cambiamento in Italia che ci vede protagonisti». Ncd fa sapere che Alfano ha ottenuto di poter discutere l’agenda di governo con Renzi, una sorta di «patto» che somiglia tanto a quello che l’attuale premier e allora solo segretario del Pd aveva promesso ai tempi del governo Letta.