Quanti oggi scelgono di fuggire dal proprio Paese non lo fanno più per motivi economici, bensì spinti dalle situazioni di forte instabilità politica in cui vivono. Quindi è sbagliato continuare a considerare l’immigrazione come un’emergenza, visto che si tratta ormai di un fenomeno strutturale con il quale dovremo abituarci a convivere a lungo. A parlare è il ministro degli Interni Angelino Alfano intervenuto ieri alla Camera sul tema immigrazione. E contrariamente a quanto fatto pochi giorni fa, quando ha annunciato un’improbabile invasione da parte di centinaia di migliaia di profughi, questa volta Alfano ha preferito moderare i toni e concentrarsi più sui nuovi motivi del fenomeno. «C’è una mutazione della cause storiche dei flussi – ha spiegato -: prima erano la povertà e le prospettive di una vita migliore, ora la causa primaria è l’instabilità politica dei Paesi africani». Guerre, colpi di stato, conflitti interni agli stessi Paesi. Comunque situazioni di pericolo per le popolazioni, spesso sottoposte a violenze di ogni tipo. Situazioni per le quali è impossibile oggi prevedere una fine. Per questo, avverte Alfano, quello dell’immigrazione è «un fenomeno con il quale dovremo misuraci ancora per molti decenni».
Per la seconda volta in due giorni, lunedì aveva riferito alla Commissione Schengen, il ministro fornisce le cifre degli arrivi: «Con i 20.500 migranti sbarcati quest’anno si sta tornando ai livelli del 2011, quando ci fu il picco degli arrivi (62 mila)». Ma nelle parole di Alfano c’è anche per la prima volta l’ammissione di quanto sia stato inutile il reato di clandestinità, imposto dalla Lega nel 2009 e in parte abolito di recente. Il 2011, ricorda Alfano, «era l’anno in cui era in vigore il reato di clandestinità che evidentemente non aveva sortito gli effetti deterrenti sperati».
Per far fronte a questa massa di richiedenti asilo nei giorni scorsi Alfano ha proposto di costituire in ogni prefettura una Commissione adibita all’esame delle domande, in modo da accelerare il più possibile le pratiche. Inoltre, stando a quanto affermato ieri dal sindaco di Catania Enzo Bianco, il governo starebbe per sbloccare 40 milioni di euro necessari per finanziare il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). Ma Alfano è anche tornato a chiedere aiuto all’Europa. «Nessun paese può reggere da solo la pressione migratoria», ha detto, chiedendo in particolare all’Unione europea di spostare in Italia la sede di Frontex, l’Agenzia Europa delle frontiere, e di superare il Trattato di Dublino nella parte in cui impone al Paese di primo ingresso l’obbligo di farsi carico del richiedente asilo. E sempre ieri il sottosegretario Delrio ha annunciato l’intenzione del governo di affrontare il tema immigrazione in un prossimo consiglio dei ministri.
Ma l’esecutivo si starebbe muovendo anche per intervenire sui Cie, i Centri di identificazione ed espulsione degli immigrati. A parlarne è stato ieri in commissione diritti umani del Senato il vicecapodipartimento immigrazione del Viminale, prefetto Riccardo Compagnucci per il quale si starebbe pensando di unificare i regolamenti dei Cie e i criteri di trattenimento, oggi affidati a questori. L’ipotesi sulla quale si starebbe lavorando è che in futuro i centri non verranno più usati per trattenere quanti hanno visto scadere il proprio permesso di soggiorno, ma solo gli immigrati ritenuti socialmente pericolosi.
Proprio dal presidente della commssione diritti umani, il senatore Luigi Manconi, sono venute parole di apprezzamento per l’intervento di Alfano, mentre dubbi sono stati espressi dall’Arci che, in una nota, parla di «luci e ombre nelle buone intenzioni» del ministro. Da segnalare, infine, la solita bagarre della Lega durante l’informativa di Alfano. Deputati del Carroccio hanno esposto cartelli con la scritta «Alfano dimettiti» e uno di loro è stato espulso dalla presidente Boldrini.