Il Movimento 5 stelle voterà in maniera compatta il ddl Cirinnà sulle unioni civili, a patto che il Pd non faccia l’errore di accettare modifiche che possano snaturalo. A decidere ciò che già si sapeva da mesi è stata ieri l’assemblea dei senatori grillini smentendo così le voci – e il timore di possibili voltafaccia – sui contatti tra alcuni parlamentari grillini e il Vaticano. Contatti che, come ha ricostruito ieri l’ex capogruppo Nicola Morra, risalgono a due anni fa e non hanno niente a che fare con il provvedimento in discussione a palazzo Madama, che mercoledì prossimo entrerà nel vivo con il voto sugli emendamenti.

 
Che la tensione sia altissima intorno al ddl lo dimostra il fatto che non passa giorno senza che venga annunciata una modifica data sempre per fondamentale. Voci che durano un giorno e che hanno soprattutto lo scopo di lavorare ai fianchi il Pd che però, almeno per ora, resiste nel difendere il provvedimento così com’è, compresa la possibilità per una coppia omosessuale di adottare il figlio biologico del padre. «Non stralceremo la stepchild adoption», ha ribadito anche ieri più di un esponente del partito. «E’ importante che il confronto nel merito su un provvedimento così importante continui, ma non ci sarà nessuno stralcio da nessuna parte», ha ripetuto il senatore Giuseppe Lumia, autore di una dozzina di emendamenti considerati un punto di mediazione accettabile dalla maggioranza dei senatori dem.
Nel partito, però, le acque restano agitate. La proposta avanzata dal senatore Giorgio Tonini, presidente della commissione Bilancio e membro della segreteria del Pd, di stralciare la stepchild adoption affidando la questione delle adozioni a una delega al governo, ha raccolto il consenso scontato dei cattolici ed è facile immaginare che diventerà la trincea nella quale si assesteranno quanti si oppongono all’adozione. La questione verrà discussa nell’assemblea che i senatori dem terranno la prossima settimana proprio per decidere gli articoli sui quali lasciare libertà di coscienza. Dopo l’accordo raggiunto mercoledì con i capigruppo su un numero ristretto di voti segreti da richiedere, il presidente Luigi Zanda spera adesso di riuscire a ridurre quello degli emendamenti in modo da sveltire il possibile l’iter e arrivare al voto entro la metà del mese. Qualunque cosa accadrà, i senatori dem sono comunque tutto d’accordo nel votare a favore della legge.
Ma se per il Pd queste giornate sono come un gimcana, costretto com’è a muoversi stretto tra M5S e Ncd, per Alfano le cose non vanno meglio. Il blocco Pd-M5S che ha permesso una settimana fa di respingere le pregiudiziali di costituzionalità spaventa il titolare degli Interni, costretto anche lui a muoversi tra il Pd e la piazza del Family Day che lo invita ad aprire una crisi di governo sulle unioni civili. Ieri il titolare degli Interni ci ha provato a spaventare l’alleato di governo nel caso il disegno di legge dovesse passare senza stralci. «Non è mio costume, metodo, stile né tatticamente giusto fare minacce, ma sicuramente ci sarebbero dei traumi» ha detto, senza però ricevere nessuna risposta.