Nel 1919, avviando la cronaca della sua fuga dalla Russia in fiamme, Ol’ga Pavlovna Shuvalova, coniugata Olsufieva, scrive: «Note gettate sul quaderno, trasportate in balia del vento, sollevate dalla tempesta… foglie d’inverno, strappate al bell’albero un tempo così forte», quasi a instaurare un parallelo con le ceste delle Foglie cadute di Vasilij Rozanov che, di lì a poco, nella sua Apocalisse del nostro tempo scriverà a proposito della rivoluzione: «Con uno stridio, un sibilo, un grido, cala sulla storia russa un sipario di ferro». La nipote di Ol’ga Pavlovna, Alessandra Jatta, partendo dalla cronaca della nonna scritta in francese, scrive...