Durante più di due anni un’istituzione federale degli Usa, l’Usaid, ha messo in opera un programma segreto per infiltrare il movimiento hip-hop a Cuba, reclutando «senza il loro consenso» alcuni noti rappers cubani per «promuovere un movimento giovanile che si opponesse al governo» dell’isola. Dal vaso di Pandora delle decennali operazioni segrete anti-Castro esce una nuova rivelazione basata su «migliaia di documenti» ottenuti dall’agenzia americana Associated Press. L’idea, riferisce l’Ap, era di usare i musicisti cubani per «rompere il controllo informativo» attuato dal governo dell’Avana e creare una rete di giovani che si mobilitassero per ottenere «un cambiamento sociale» e, suppostamente, di potere politico.

Si tratta della stessa idea e degli stessi metodi – una catena di finanziamenti clandestini che passavano per varie organizzazioni di Paesi terzi e il reclutamento di giovani per lo più ignari di essere al soldo di un’organizzazione governativa Usa- messi in opera da Usaid e che funziovano parallelamente alle altre due operazioni potenzialmente sovversive già denunciate dall’Ap. Ovvero il lancio di una specie di “Twitter cubano” – soprannominato Zunzuneo – per veicolare messaggi anti-governo nell’isola e dell’invio a Cuba di giovani latinoamericani con la missione di spingere al dissenso loro coetanei cubani.
Infatti, a organizzare e finanziare queste operazioni coperte era la Creative Associates International. Tutte attività dirette dal suo ufficio in Costa Rica dall’allora “contrattista” Xavier Utset – oggi passato al servizio diretto di Usaid. Nell’ultimo caso denunciato dall’Ap, questo ente federale Usa aveva assunto un “contrattista” serbo, Rajko Bozic, che si definisce un «promotore culturale» e che aveva proposto all’Usaid la brillante idea di “esportare” a Cuba l’esperienza vissuta in Serbia, quando la musica fu uno dei propellenti del movimento giovanile e studentesco che provocò, nel 2000, la caduta del presidente Slobodan Milosevic.
Per conto dei finanziatori Usa, Bozic contattò Aldo Rodríguez Baquero e altri componenti dei Los Aldeanos, uno dei più noti gruppi del –peraltro ridotto- movimento undergound e hip hop cubano che, secondo il serbo, era « frustrato per la pressione del potere e molto rispettato dalla gioventù cubana per le parole delle sue canzoni, dure e dirette» contro il governo. Secondo il promotore culturale, si trattava della più evidente manifestazione di dissenso nei confronti del potere socialista «da quando Castro aveva preso il potere» a Cuba.

Da qui l’idea di dare forza all’attività dei rappers, fornendo loro stumentazione tecnica, fondi e “addestramento” per migliorare la loro capacità di veicolare messaggi di contestazione. Naturalmente, a Cuba, dove la musica è fortemente legata alla politica e ne subisce anche, oltre che appoggio, un controllo burocratico, l’attività di Bozic entrò nel mirino dei servizi segreti e il serbo dovette passare il controllo in loco dell’operazione al produttore e presentatore di video Adrián Monzón, unico dei cubani che, secondo l’Ap, era a conoscenza di lavorare per conto della Creative Associates International.
I los Aldeanos furono invitati in Serbia per partecipare al festival Exit e fare esperienza concreta di musica come strumento di mobilitazione politica. Con l’obiettivo di «mettere a fuoco il loro ruolo di agenti di mobilitazione sociale». Nell’aprile del 2011, però, al ritorno a Cuba da uno dei suoi viaggi, Monzón fu fermato dalla polizia che gli confiscò il computer e una memoria nella quale si trovò evidenza del suo rapporto con la Creative. La conclusione, secondo l’Ap, è che anche questa operazione sovversiva «fu messa in esecuzione con poca professionalità e fallì clamorosamente» mettendo in pericolo persone che non erano consapevoli di essere state usate. Secondo l’agenzia stanpa americana, il fallimento coinvolse anche un «movimento reale di contestazione giovanile underground» che si trovò coinvolto in un’operazione sovversiva e finanziato dall’arcinemico nordamericano. Non solo, secondo alcuni intellettuali cubani, come il professor Enrique Lopez Oliva, le conseguenze possono essere ben più pericolose, ovvero che «ogni movimento di dissenso possa essere catalogato come al soldo degli americani».

Ieri, come ovvio sono giunte le smentite da parte di Usaid e dello stesso Aldo Rodríguez, trasferitosi a Miami assieme a Monzón. Ma anche una serie di critiche da parte di politici statunitensi, come il senatore repubblicano Jeff Flake: «Si tratta di operazioni non solo stupide, ma anche dimostrative di come il denaro del contribuente viene usato in modo del tutto irresponsabile».
Nella trama di tutte queste operazioni resta il caso di un altro “contrattista” dell’Usaid, Alan Gross, coinvolto in un’operazione segreta a Cuba, arrestato nel 2009 e condannato a 15 anni di prigione. Due giorni fa il presidente Obama ha dichiarato nel corso di un’intervista al canale tv Fusion che «da tempo stiamo discutendo il modo di far tornare a casa Gross» e che la sua liberazione per motivi umanitari «eliminerebbe un ostacolo per relazioni più costruttive tra Usa e Cuba». Più direttamente, l’ex presidente Bill Clinton ha dichiato al Miami che un’eventuale liberazione di Gross «avvicinerebbe la possibilità» che il governo americano tolga il blocco economico che mantiene contro Cuba da più di 50 anni.