Non è difficile far aprire ad Aldo Nove il suo «magazzino della memoria» quando la conversazione scivola con leggerezza su temi e argomenti che sembrano intrigarlo. Forse sarà il «bellissimo novembre» preferragostano a creare la giusta sintonia; o forse di più l’emozione di sapere che il suo romanzo più sentito, interiore e autobiografico è stato tradotto in film e che sarà al Festival del Cinema di Venezia. O ancora le pagine dell’analista junghiano Erich Neumann che avidamente stava leggendo in piedi all’angolo di una traversa del commercialissimo e multietnico Corso Buenos Aires. Sta il fatto che La vita oscena, girato...