La delibera di aggregazione societaria di Amiu spa e Iren Ambiente spa non è stata una vicenda semplice, almeno per chi vuole affrontare i temi attraverso un approccio coerente con le battaglie e interrogativi sui beni comuni, sui servizi pubblici, la gestione e il loro controllo. Era semplice liquidare la delibera con un No ideologico alla gestione del servizio perché lo scenario in campo era una grande multiutilities dal vago controllo pubblico. Il nostro approccio è stato di merito accollandoci l’onere di affrontare una delibera approvata dalla giunta Doria e inviata all’esame del consiglio a dicembre che non ci convinceva affatto. La discussione ha portato ad affrontare il tema dei lavoratori, dei loro contratti, del contratto di servizio, del controllo pubblico di Iren e dello stesso nella nuova società municipalizzata con ambizioni regionali, delle tariffe, del piano industriale ottimo che però si voleva ottimizzare in peggio, del tema dei dividendi e della loro distribuzione.

Più di un mese di discussione ai più incomprensibile non per i termini inglesi di cui era cosparsa la delibera ma perché da subito oggetto di revisione che l’hanno stravolta e migliorata ma anche da modifiche dell’ultimo minuto. Abbiamo accolto con favore: lo stralcio del piano ottimizzato che tornava indietro rispetto all’impostazione di economia circolare vanto di questa amministrazione e di Amiu ma non ancora attuato, l’accordo sindacale ancorché tardivo e separato ( sottoscritto solo dalla Cgil), un maggior controllo pubblico anche se non sufficiente, un ammortamento sui prossimi 30 anni delle responsabilità pregresse ( gli ultimi 30 ) sulle discariche in modo da non gravare colpevolmente sulle tariffe. Ma nonostante questo non si è fatta in quattro anni una minima relazione tecnica perché la scelta poteva essere solo quella proposta escludendo altri scenari ( previsti in precedenti delibere di indirizzo ). Abbiamo riunito più volte i nostri iscritti documentandoli della scelta che ci veniva sottoposta e la loro analisi era molto simile agli umori che si sentivano tra i cittadini, i lavoratori e le associazioni di categoria cioè di non sostegno ma che coerentemente alla scelta di merito iniziale mi davano pieno mandato ad affrontare un complicato dibattito d’aula con richiesta di puntuali ed importanti modifiche. È stata accolta la clausola di riacquisto in modo da non precludere un ripensamento nei prossimi anni. Non è stato rafforzato il diritto di veto in capo al presidente di nomina comunale per le scelte strategiche. Non è stato sciolto il nodo dei dividendi sui servizi pubblici e della sua distribuzione.

Non volevo votare come Toti e il centrodestra. Volevo essere responsabile, anche se incompreso nell’immediato, soprattutto verso i lavoratori. Purtroppo per responsabilità della giunta non si aveva una soluzione B: questa è stata l’unica perseguita. Non eravamo determinanti ma alla fine mi sono astenuto per responsabilità scevro da opportunità politiche. Che ci vedranno comunque nei prossimi appuntamenti amministrativi fuori da questa maggioranza Ee da un vecchio e consumato centrosinistra.

*consigliere comunale Possibile